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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il panorama desolante

A Milano vivere in casa di riposo è un lusso

Prezzi delle Rsa esorbitanti. Domaneschi (Cisl) a MilanoToday: "Bisogna trovare risorse economiche per le famiglie degli assistiti"

Un giorno, improvvisamente, aveva bussato alla porta di una sua vicina. Trucco e capelli perfetti, si era sistemata per andare a comprare la carne dal macellaio. Era quasi mezzanotte ma lei, che da qualche settimana aveva iniziato a mostrare un certo buio mentale, non se ne rendeva conto. Se fino a quel momento la vita di Olga S. era stata un'ininterrotta serie di eventi e decisioni perfettamente allocati nello scacchiere spazio temporale, da allora la successione cronologica delle cose da lei vissute e decise è diventata randomica.

Per lei, vedova di due mariti e senza figli, quasi 90 anni di vita milanese tra Isola e Bicocca, le alternative erano poche. Dire addio alla sua riconosciuta autonomia e accogliere in casa una badante o lasciare il proprio mondo, frutto di decenni di abitudini e sicurezze, per trasferirsi in una residenza sanitaria per anziani (rsa). Decisione sofferta, caduta sulle spalle del nipote, Angelo Agnelli. "Prima di cedere alla casa di riposo, abbiamo provato la soluzione dell'assistenza domestica per mia zia", racconta a MilanoToday l'uomo. "Dopo aver esplorato tutte le possibilità, ho scelto una rsa come ultima spiaggia. Quel giorno ero a Barcellona per lavoro, quando la badante, disperata dalla relazione difficile con mia zia, mi chiama per dirmi: 'Io me ne vado. Me ne vado subito'". Così, dopo una decina di tentativi con caregiver di ogni tipo, la scelta è caduta su una residenza per anziani non lontano dagli stessi quartieri di Milano dove la vita di Olga era diventata tale.

I prezzi folli delle rette nelle rsa di Milano

Sono passati più di tre anni da allora e per buona parte del tempo, complice l'inaspettata pandemia da covid 19, l'appartamento della oggi ultra 90enne è rimasto disabitato. "Ora però l'ho sistemato e messo in affitto", spiega Angelo. "Le spese per mantenere una persona anziana in una rsa a Milano sono tante. Per Olga - le sue parole - in una camera doppia di una casa di riposo privata paghiamo quasi 100 euro al giorno". Una retta di quasi 3mila euro al mese. Quanti sono i pensionati che possono permettersi di spendere, seppur con l'aiuto dei parenti, una cifra così? Eppure nella città di Piazza Affari, non sono poche le persone che come Olga non hanno altre alternative. Sì, ci sono rsa più economiche, in alcuni casi ci sono i sussidi istituzionali ma una fetta ancora molto grossa di anziani non più autonomi viene lasciata fuori da questo tipo di supporto sanitario-economico. E vivere in una rsa, con tutte le cure necessarie, diventa un lusso.

Un tema denunciato anche dal report annuale stilato dall'Osservatorio Rsa della Fnp Cisl Lombardia. Si tratta di un organismo costituito dall'assessorato e dalla direzione generale al Welfare di Regione Lombardia con i sindacati e la partecipazione di Anci Lombardia e dei rappresentanti dei soggetti gestori delle rsa contrattualizzate. Stando agli ultimi dati disponibili, aggiornati al 31 dicembre 2021, in regione ci sono 712 strutture per un totale di 65.512 posti letto autorizzati (164 e 18.288 posti letto a Milano). Di questi, 57.512 sono anche contrattualizzati: ovvero riconosciuti dal Pirellone con regolare contratto e finanziati per la parte relativa alla spesa sanitaria dal Fondo sanitario regionale. In un panorama generale, nel quale la domanda di assistenza per anziani cresce costantemente, diminuiscono i posti letto contrattualizzati e aumentano i cosiddetti posti letto solventi, ossia quelli a carico delle famiglie della persona curata al 100%: nel 2021 sono aumentati a 7.752  (+385 unità rispetto al 2020). Aumentano le persone da curare ma per loro l'unica soluzione è pagare. Così come Olga, "privilegiata" solo per il fatto di avere una famiglia che la supporta, così come una pensione e un'abitazione da mettere in affitto per sostenere quelle spese altrimenti insostenibili.

"Non scaricare sulle famiglie i costi di gestione delle rsa"

Il segretario generale Fnp Cisl Lombardia, Osvaldo Domaneschi, in rappresentanza dei pensionati ha lanciato un appello. "I dati del nostro Osservatorio sulle rsa della Lombardia - ha detto a MilanoToday - ci presentano una fotografia chiara del settore della non autosufficienza: è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, ma oggi ci sono degli strumenti che potrebbero migliorare quegli aspetti che erano già critici prima del 2020. Gli aiuti arrivano soprattutto dal Pnrr con gli investimenti sulla sanità territoriale, dalla legge delega nazionale sulla non autosufficienza e dalla legge regionale di aggiornamento del riordino della sanità". Proprio per questa ragione, Domaneschi si rivolge direttamente ai governanti e chi gestisce il servizio delle rsa. "Alle istituzioni, soprattutto a Regione Lombardia - prosegue -, chiediamo di trovare risorse economiche per le famiglie degli assistiti nelle rsa che pagano rette altissime in tutta la regione; continuare a erogare i servizi di assistenza per le persone non autosufficienti; risolvere il problema della scarsità di personale nelle strutture. Agli enti erogatori - aggiunge il sindacalista - chiediamo di non scaricare sulle famiglie i costi di gestione delle strutture; ascoltare le istanze che come organizzazioni sindacali portiamo avanti e di essere quindi degli interlocutori privilegiati, perché è grazie al lavoro di squadra che si migliorano i servizi".

Solo 48 rsa pubbliche in Lombardia

Per capire come la questione sia molto politica basta osservare un dato: in Lombardia ci sono 664 strutture private e solamente 48 pubbliche. Certo poi ci sono anche i posti letto contrattualizzati - riconosciuti da Regione Lombardia tramite regolare contratto e finanziati con quote fissate tramite una particolare classificazione del Fondo sanitario regionale a copertura dei costi sanitari sostenuti dalle strutture - ma il costo della retta pagata dagli anziani ospiti e dalle loro famiglie resta molto alto. In assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di molto nelle rsa lombarde: secondo il report la differenza va da una retta minima media di 54,12 euro al giorno nell'Ats Montagna fino ad una retta media massima di 91,95 euro al giorno nell'Ats Città Metropolitana di Milano. L'esperienza di Angelo con sua zia Olga è abbastanza esemplificativa. "L'accesso alle rsa pubbliche è impossibile. Anche solo per una questione tempistica", dice il nipote. "Accedere a questo tipo di strutture non è programmabile. Per cui una famiglia - prosegue - si ritrova a dover cercare una rsa improvvisamente e non ha molto tempo per metterersi in liste d'attesa lunghe". 

Tradotto in soldoni, stando all'indagine dell'Osservatorio, le famiglie che hanno parenti ricoverati in una rsa lombarda si ritrovano a dover sborsare attorno a circa 25mila euro all'anno. Moltiplicando tale cifra per il totale dei posti letto autorizzati (65.512) - si legge - si può dedurre che la spesa complessiva annua in Lombardia a carico delle persone e delle famiglie ammonti a circa 1,6 miliardi di euro. Se si paragona questa cifra, con la quota che paga Regione Lombardia (869,5 milioni), il confronto risulta chiaro. Ecco perché alcune famiglie milanesi scelgono di portare i loro parenti in strutture lontane. "So di persone che hanno cambiato regione per risparmiare mille euro. Una scelta estrema - si sfoga il nipote di Olga - perché sapere di avere un tuo parente prossimo a così tanti chilometri non è semplice. E così aumentano le difficoltà per andare a trovarli, condannando i nostri anziani alla solitudine".

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