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Martedì, 16 Aprile 2024
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Il piano per accogliere a Milano i profughi in fuga dall'Ucraina

Vertice in Prefettura: in arrivo "nuclei familiari". Si punta sull'accoglienza diffusa

Parola d'ordine: farsi trovare pronti. Milano guarda ad Est, alla guerra russa in Ucraina, e non sta con le mani in mano, iniziando già a lavorare all'accoglienza dei profughi, verosimilmente tanti, che arriveranno sotto la Madonnina per scappare dalle bombe e dalla distruzione. 

Lunedì sera in Prefettura si è tenuta una riunione sul tema presieduta dal prefetto, Renato Saccone, a cui hanno preso parte la vicesindaco del comune di Milano Anna Scavuzzo, gli assessori Lamberto Bertolè, welfare, e Marco Granelli, sicurezza, oltre che rappresentanti di regione Lombardia, città metropolitana, conferenza dei sindaci e ufficio scolastico regionale. Obiettivo dell'incontro a palazzo Diotti è stato fare il punto sulla prossima "accoglienza dei profughi ucraini" cercando di individuare le strade da seguire. 

"È stato chiesto alla città metropolitana e alla rete dei sindaci dei distretti sociosanitari di svolgere un coordinamento attivo sui territori delle associazioni del terzo settore per reperire strutture dedicate a nuclei familiari di profughi ucraini", hanno fatto sapere da corso Monforte. "È evidente - hanno chiarito - che in questo contesto, così come per quello afgano, la richiesta maggiore di accoglienza sarà per nuclei familiari e non per persone singole". L'idea è quindi di scommettere su una "accoglienza diffusa", cercando alloggi e appartamenti da mettere a disposizione delle famiglie in arrivo, che in molti casi saranno composte "soltanto" di mamme e figli. Non è escluso che si faccia anche un rapido censimento dei posti disponibili negli ex covid hotel, le strutture utilizzate per le quarantene durante le fasi più dure della pandemia e che adesso potrebbero essere trasformate in mini "centri di accoglienza" per i profughi. L’assessorato al welfare di regione Lombardia ha infatti dato disponibilità al prefetto per la conversione di alcuni alberghi in centri di accoglienza per profughi ucraini. "Si tratta - ha precisato Letizia Moratti - di cinque hotel di Milano, due a Bergamo e uno a Varese".

"Sarà possibile strutturare una convenzione tra la prefettura e i comuni per l’erogazione dei servizi che normalmente sono offerti nei centri di accoglienza straordinari governativi, vitto, alloggio, mediazione culturale, accompagnamento all’assistenza sanitaria", hanno spiegato da palazzo Diotti. "In questo modo - hanno ribadito - potrà esserci un orientamento coerente per un'accoglienza diffusa, atteso che la comunità ucraina a livello territoriale è piuttosto nutrita - sono oltre 20mila persone tra Milano e hinterland - ed è rappresentata prevalentemente da donne, che presumibilmente potranno richiamare i familiari in fuga dall’Ucraina".

Già in mattinata il sindaco di Milano, Beppe Sala, aveva assicurato che il capoluogo meneghino è pronto a fare la sua parte. "Sarà un gran lavoro ma noi faremo tutto quello che c'è da fare, in accordo con la prefettura e gli enti che accoglieranno", aveva annunciato il primo cittadino. Sala, parlando a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dello Iulm, aveva poi aggiunto di essere consapevole che tante madri e nonne sono già partite verso i confini, soprattutto tra Ucraina e Romania, per poter prendere i bambini: "Ci sarà il tema di natura legale dei ricongiugimenti" da risolvere, anche perché i più piccoli "non andranno semplicemente accolti, ma bisogna che siano inseriti in percorsi educativi e formativi". 

E anche la regione ha già fatto un primo passo. Nelle scorse ore la direzione welfare del Pirellone ha infatti scritto una lettera a tutte le Ats, alle Asst, agli Irccs e ad Areu per predisporre l'accoglimento dei rifugiati, alcuni dei quali avranno certamente bisogno di assistenza sanitaria. Gli enti - ha sottolineato la regione in una nota - devono prepararsi "per la somministrazione di vaccini covid, morbillo, parotite, rosolia, difterite, tetano, pertosse e verificare le scorte per i test della tubercolosi". Alle Asst è stato invece chiesto di "verificare le scorte dei vaccini e la capacità di erogazione, nonché le relative convenzioni attive per l'acquisto". Areu rimane, infine, il riferimento per le situazioni di emergenza anche per i profughi.

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