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"Meno carne in mensa = meno smog": la sfida della Lav al sindaco di Milano

"Pronto un risparmio 'ambientale' di 2,8 milioni di euro e 85mila animali da salvare", scrive l'associazione animalista

40 persone in piazza della Scala a Milano per chiedere al sindaco Beppe Sala di accettare una sfida, lanciata dalla Lav e dalla quale tutti hanno da guadagnare. Ridurre la carne nelle mense scolastiche per abbassare il livello di smog in città. 

Gli attivisti dell'associazione animalista hanno proposto il loro messaggio, scritto a grandi caratteri su manifesti, anche a Roma, Torino, Bologna e Napoli, oltre che nel capoluogo lombardo. Sugli striscioni, che hanno attraversato il centro storico su biciclette, i volti dei cinque rispettivi sindaci, chiamati a rispondere alla sfida green.

Lav ha infatti chiamato in causa direttamente i sindaci , Sala incluso, chiedendogli di impegnarsi a ridurre del 20% il consumo di carne nelle mense pubbliche di competenza nei prossimi 4 anni e istituire un giorno a settimana 100% vegetale in tutti gli esercizi di ristorazione afferenti alle loro amministrazioni.  

L'impatto della carne

"Come ribadito sempre più spesso da organismi scientifici e istituzioni a livello globale, una per tutte la Fao - si legge in una nota dell'associazione - gli allevamenti e la zootecnia causano il 14,5% delle emissioni climalteranti originate da attività umane".  La ricerca intitolata 'Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari', e diffusa da Lav la scorsa primavera, inoltre, ha messo in luce come in un anno le emissioni di Co2 equivalente associate al ciclo della sola carne bovina equivalgono a oltre 18 milioni di tonnellate, una misura di danno stimata in oltre 2 miliardi di euro. Se si aggiungono le emissioni legate alla produzione e consumo di carne di maiale, di pollo e di tacchino, si raggiungono i 40 milioni di tonnellate anno di Co2 equivalente. Si tratta di un volume di emissioni paragonabile a quello delle centrali a carbone italiane, nel loro periodo di maggiore produzione.  

Considerati il numero di pasti distribuiti dalla ristorazione collettiva pubblica e l’impegno a cui sono chiamate le amministrazioni locali in termini di raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, Lav ha chiesto ai comuni delle cinque città italiane più grandi del Paese di rendere pubblici i dati sui quantitativi di carne distribuiti nelle mense di loro competenza. “Le risposte non sono state affatto soddisfacenti – dichiara Gianluca Felicetti, presidente Lav - abbiamo rilevato che la maggioranza dei Comuni interpellati non ha cognizione del quantitativo di carne acquistato e distribuito nella ristorazione collettiva, in particolare nella refezione scolastica. Si tratta di una ‘non conoscenza’ inaccettabile in tempi nei quali anche le strategie di massimo contrasto al cambiamento climatico sono urgenti e dovute”. 

Le analisi di Lav hanno messo in luce come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna consumino quasi 1 milione e 500 mila chili di carne l’anno nelle loro mense, con un’impronta ambientale e sanitaria che 'vale' oltre 13 milioni e 800 mila euro. A questo consumo annuale complessivo di carne sono da ricondurre emissioni (e impatti ambientali) stimabili in 22 mila tonnellate di emissioni di gas serra, a 314 tonnellate di inquinanti equivalenti all’anidride solforosa responsabile dell’acidificazione terrestre, a  113 tonnellate di azoto, causa dell’eutrofizzazione marina, a 52 tonnellate di particolato Pm10, dannoso per la salute, gli edifici e la visibilità, 344 tonnellate di 1,4 di cloro benzene, responsabile dell’ecotossicità terrestre.  Inoltre, si rileva un’occupazione del suolo pari a 18.483.529 m2 e l’utilizzo di 354.894.248 litri d’acqua. Rispetto ai vari parametri, Milano risultava comunque la città più attenta e attiva.

La sfida green

Accettando la sfida (a questo link è possibile firmare per chiedere a Beppe Sala di farlo) e impegnandosi a ridurre del 20% il consumo di carne nelle mense pubbliche di loro competenza nei prossimi 4 anni e a istituire un giorno a settimana 100% vegetale in tutte le mense afferenti alle loro amministrazioni i 5 sindaci inizierebbero il loro mandato orientandosi verso un risparmio totale di quasi 2 milioni e 800 mila euro. E ciò equivarrebbe anche a salvare la vita di oltre 85 mila animali. 

“I Comuni - conclude Felicetti - rispondendo anche a requisiti obbligatori di sostenibilità degli acquisti, possono e devono indirizzare la loro politica alimentare a tutela dell’ambiente e del clima, della salute, della qualità dell'aria e dell'acqua; possono favorire il corretto utilizzo del suolo, impedire l'impoverimento delle riserve idriche, conservare la biodiversità. Accettare la sfida lanciata da Lav a ridurre l’impatto ambientale e sanitario della ristorazione collettiva sarà un atto di lungimiranza, di attenzione alla sopravvivenza del Pianeta e al benessere della comunità che si amministra”.

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