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Bambole e biberon a terra fuori dalla regione: la rabbia dei nuovi "invisibili" del Coronavirus

La protesta di educatori e titolari dei nidi privati. La regione convoca un tavolo di confronto

Hanno deposto bambolotti e biberon a terra e sono rimasti lì fermi, in silenzio. Da oltre due mesi ormai quei giochi non li usano più per stare insieme a quelli che nel tempo sono diventati anche i loro bimbi. E la paura più grande, un rischio quanto mai concreto, è che quegli stessi giochi non avranno più occasione di utilizzarli perché per loro il futuro è nero, nerissimo. 

Giovedì pomeriggio educatori e proprietari di asili nido di Milano - che si sono riuniti sotto la 'sigla' "Educhiamo" - si sono ritrovati sotto la regione Lombardia per accendere l'attenzione sulla loro situazione e su quella dei loro piccoli alunni, che sembrano essere diventati i nuovi "invisibili" dell'emergenza Coronavirus

VIDEO. Bambole e biberon: la protesta degli educatori dei nidi

“Il silenzio sui servizi educativi 0-6 è tombale dopo il Dpcm sulle riaperture firmato dal Presidente Conte - aveva spiegato Cinzia D'Alessandro, portavoce del gruppo e titolare de 'La locomotiva di Momo', annunciando la protesta -. Parliamo di più di 10mila strutture in tutta Italia dimenticate anche dal Decreto Rilancio che oltre a non essere oggetto di alcun piano di riapertura, si vedono negare la proroga della cassa integrazione per i lavoratori". 

Così tra assenza di progetti e mancanza di fondi il rischio è che gli asili nido privati - che in Italia "assorbono"il 65% della domanda - non riapriranno mai più. "In Lombardia parliamo di 60mila bimbi che frequentano i nidi privati" ai quali sono collegati "oltre 100mila operatori", aveva chiarito ancora la D'Alessandro. E di tutti loro il governo sembra essersi dimenticato: “Siamo gli invisibili e lo sono soprattutto i bambini nella fascia di età 0/3 anni che non potranno nemmeno usufruire degli spazi ricreativi dei centri estivi previsti dal 15 giugno. Se il governo non interverrà rapidamente nel settore 0/6 - aveva rimarcato la titolare - a settembre non riaprirà nessuno e si creerà un baratro sociale, economico, di perdite ingenti di posti di lavoro non recuperabili e soprattutto quei bambini non avranno un luogo per crescere ed i genitori non sapranno a chi affidarli per poter tornare serenamente al lavoro".

Foto - Educatori e titolari fuori dalla regione

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La regione convoca un tavolo 

Proprio giovedì, giorno della protesta degli educatori, la regione ha deciso di convocare un tavolo di confronto con i titolari dei nidi, ammettendo che c'è preoccupazione perché il "tema è stato dimenticato dal governo". 

"Intendiamo attivare un momento di confronto con i gestori dei nidi privati, in modo da farci trovare pronti per un'ipotetica riapertura, anche se la competenza sulla riapertura per le strutture per l'infanzia per i bambini da 0 a 3 anni è del governo", ha fatto sapere l'assessore regionale alla famiglia, Silvia Piani. 

"Dispiace e preoccupa constatare - ha continuato - che il recente 'Decreto Rilancio' approvato dal governo dimentichi i più piccoli, ovvero i bambini fino a 3 anni, relegando ad un ruolo di assoluta marginalità anche i gestori di nidi privati che integrano in maniera determinante il sistema di offerta pubblico, rappresentando una ricchezza irrinunciabile per il nostro territorio. La ripresa delle attività lavorative - ha concluso Piani - ha portato alla luce il fondamentale ruolo dei servizi dell'infanzia nel sostenere le famiglie lombarde a ritornare ad 'nuova normalita''. Un ruolo che il governo, purtroppo, ha totalmente sottovalutato". 

Foto - Educatori e titolari fuori dalla regione

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