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Contestata la pubblicità "cinese" di Hong Kong sui tram di Milano

+Europa scrive a Sala: "Via la pubblicità, inneggia ai 25 anni di Hong Kong cinese ma in questi anni è aumentata la repressione di Pechino"

Il 25esimo anno dall'inclusione di Hong Kong nella Cina (attraverso l'istituzione di una regione amministrativa speciale, nel 1997) festeggiato con una pubblicità sui tram di Milano. Alcuni però ritengono che vi sia poco da 'festeggiare', vista la repressione del dissenso operata dalla Cina a più riprese nell'ex colonia britannica, nonostante le premesse iniziali fossero quelle di una larga autonomia. Dure critiche alla pubblicità arrivano da +Europa: due suoi esponenti hanno scritto una lettera al sindaco di Milano Beppe Sala e ad Atm per chiedere che sia rimossa.

La pubblicità invita i milanesi a cogliere le opportunità determinate dalla "nuova era di stabilità e prosperità" ma, secondo +Europa, in 25 anni di controllo la Cina ha "progressivamente eroso tutti gli spazi di autonomia e di democrazia rappresentativa interni, impedendo ai cittadini di Hong Kong di scegliere liberamente i propri rappresentanti", si legge nella lettera, firmata dalla responsabile nazionale giustizia del partito, Simona Viola, e dal coordinatore del gruppo milanese, Paolo Costanzo. Dopo le proteste contro la 'legge di estradizione' del 2019, a Hong Kong i tre quarti degli eletti locali sono scelti da sindacati e associazioni di categoria, vanificando le libere elezioni multipartitiche. 

"La Cina - si legge ancora nella lettera di Viola e Costanzo - ha represso nel sangue le richieste che provenivano da studenti, professori e cittadini di continuare a vivere, come era stato loro promesso, amministrati da istituzioni autenticamente rappresentative". Sotto accusa anche le sofferenze imposte alla minoranza uigura, della cui repressione sono trapelate alcune fotografie proprio in questi giorni, pubblicate in tutto il mondo. "E' evidente il tentativo della Cina di 'rifarsi una verginità' e cercare, in città come Milano, di attrarre nuovi investitori con la parola d'ordine della stabilità. Ma si tratta di una 'stabilità' che corrisponde a un regime repressivo costato la vita di molti e la libertà di tutti i cittadini di Hong Kong", concludono Viola e Costanzo.

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