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La solidarietà

La guerra risveglia le coscienze dei giovani anche a Milano: il caso Put in Peace

Nasce spontaneamente da un gruppo di artisti un'iniziativa che ha raccolto migliaia di euro grazie a un'asta benefica. Alcuni dei promotori sono stati anche al confine tra l'Ucraina e la Romania e sono tornati con una famiglia ucraina. MilanoToday li ha contattati

"La giovinezza, che possedete, non fa calcoli, è generosa: sfruttatela". Niente meglio di questa citazione di Chiara Lubich riassume lo spirito delle azioni intraprese da Umberto Cofini, Fabrizio Spucches, Andreana Ferri e Francesco Perruccio. I primi tre hanno lanciato con un tempismo solare una pagina Instagram  dedicata a raccogliere opere di vari artisti a favore della pace in Ucraina, Put in Peace; il quarto è invece partito con Umberto e Fabrizio da Milano verso Sighet Marmației, cittadina al confine tra la Romania e la martoriata terra di Kiev, per dare una mano come potevano. Basti pensare che, dopo un fine settimana, due di loro sono tornati a casa accompagnando una mamma appena conosciuta che scappava dalla guerra con una figlia di 23 anni e un figlio di 14.

Non è un caso allora che la frase in questione sia stata pronunciata da una donna come Lubich, premiata dall'Unesco per l'Educazione alla pace nel 1996 o dal Consiglio d'Europa nel 1998 per l'impegno nel campo dei Diritti umani. Così come non è un caso che Cofini, Spucches, Ferri e Perruccio, benché non privi di esperienza, nella loro giovinezza abbiano saputo trovare uno spazio libero per una generosità senza calcoli né tornaconti particolari. Come hanno fatto per esempio con un'asta lanciata su Catawiki con tutte le opere donate dai diversi artisti che Put in Peace è riuscito a raccogliere: ben 84 pezzi venduti all'asta per oltre 20mila euro. Denaro destinato alla Fondazione Cesvi che aiuta i profughi ucraini in Ungheria, a Záhony, e in Romania, a Sighet.

Progetto Put In Peace. TvBoy-2

Un'opera di Tvboy venduta all'asta

Il viaggio al confine ucraino

E proprio a partire da quella piccola città di poco più di 40mila teste che il 29enne Cofini, padovano residente a Milano, comincia a raccontare a MilanoToday com'è iniziato tutto. "Sostanzialmente - ricostruisce - in questa cittadina c'è la dogana romena da una parte. Poi c'è un fiume. E dall'altro lato c'è la dogana ucraina. In mezzo c'è un ponte, molto stretto e lungo, drammatico: dal quale arrivano a piedi i profughi in fuga dalla guerra. Alcuni sono in viaggio da un giorno ma tanti viaggiano da molto tempo. Noi - ricorda - siamo arrivati lì per una scelta di pancia". 

Dall'inizio della guerra russa in Ucraina si respira un'aria di grande apprensione anche in Italia. Sui social, in strada, ovunque. E dove altro se non nell'arte il luogo migliore per dare sfogo alle proprie emozioni. "Io - ricostruisce minuziosamente Cofini, art director di professione - avevo fatto una bandiera con scritto pace il 14 febbraio; Ferri, che fa la fotografa, aveva fatto una foto con alcune mascherine insanguinate. Vedendo i nostri lavori, Spucches, anche lui fotografo, propone a entrambi di fare un profilo per raccogliere questo tipo di lavori". E così, nel giro di pochi messaggi, parte tutto. E Put in Peace - nome geniale proposto dalla 30enne Ferri - comincia a coinvolgere molti artisti velocemente. Con la stessa rapidità con cui raccolgono foto, disegni e dipinti, i ragazzi decidono di andare al confine tra l'Ucraina e la Romania per dare una mano. È Spucches, catanese 35enne, anche lui ormai adottato dalla Madonnina, a prendere l'iniziativa: "Io partirei", dice. E tanto basta perché a lui si uniscano gli amici Cofini e Perruccio. 

Il passaggio a una famiglia ucraina verso Milano

"A Sighet Marmației, nel primo giorno, conosciamo e intervistiamo diverse famiglie. Tra queste - prosegue il 29enne - la famiglia di Maria, Lilia e Miro". Miro, il 14enne, è l'unico a parlare un po' d'inglese e quindi è lui a esporsi maggiormente. "L'indomani, li ritroviamo in un monastero ortodosso, a 30 minuti dal confine, dove accolgono i profughi. Miro - ricostruisce Cofini - ci racconta la loro storia e ci chiede un passaggio". I tre arrivano da un villaggio a una decina di chilometri da Kiev e, mentre il padre e marito combatte, loro hanno come unico obiettivo quello di allontanarsi il più possibile da lì. "Alla fine sono venuti con noi", dice Cofini con la consapevolezza di aver compiuto un grande gesto.

Dalla Romania, i ragazzi provano a capire come funziona l'accoglienza in Italia. Contattano il Comune di Milano e prendono istruzioni. "Partiamo il lunedì mattina alle 6 - riprede l'art director - cercando di arrivare a Casa Jannacci per la notte. Al confine con l'Ungheria però, restiamo in attesa per 8 ore. Questo perché la polizia ungherese è molto macchinosa nei controlli. Ripartiamo da lì quando è buio e decidiamo di fermarci in un hotel a Budapest". Una volta arrivati a Milano, da Casa Jannacci vengono indirizzati nel centro accoglienza della Croce Rossa a Bresso. Struttura nella quale mamma, figlia e figlio restano per 5 giorni per rispettare la quarantena. Prima di essere ospitati in un alloggio più piccolo e a misura di famiglia.

L'asta d'arte per l'Ucraina di Put in Peace

Nel frattempo il progetto di Put in Peace non si ferma. Anzi, per tutto il mese di marzo aumentano le adesioni di artisti noti e meno noti. "Una volta rientrati - spiega il cofondatore del progetto - pensiamo subito all'idea di lanciare l'asta per la raccolta fondi da destinare alla fondazione che segue i profughi. Il denaro è per la Cesvi. Abbiamo scelto loro perché conosciamo diverse persone che lavorano lì e noi siamo andati a visitare il loro campo di accoglienza in Romania. Per cui, fondamentalmente, c'è una fiducia di fondo".

Sala promuove il progetto Put in Peace-2

Il sindaco Beppe Sala promuove l'asta 

L'asta si fa su Catawiki che, visto lo scopo della vendita, decide di non prendere nessun tipo di commissione. Il progetto nato in poche ore, dall'idea di due ragazzi e una ragazza disorientati e scossi dai venti di guerra, viene pubblicizzato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala e dai canali ufficiali del Comune di Milano. Tra le firme in vendita ci sono nomi come quello dei pittori e scultori Michelangelo Pistoletto e Velasco Vitali, dei fotografi Oliviero Toscani, Maurizio Galimberti, Carlos Garaicoa e dello street artist TvBoy, tanto per citarne alcuni.

L'arte è il pragmatismo delle nuove generazioni. Ma non solo. Con il passare dei giorni, i giovani e i loro amici milanesi si attivano infatti per dare supporto logistico e morale a Maria, Lilia e Miro. Non senza sorprese. In questo senso, Cofini rischia di perdere 800 euro, in cambio dei quali si ritrova ben 25mila grivnia, la moneta ucraina che ora nessuno vuole. "Appena arrivati - racconta con un sorriso - per fare in fretta, ho fatto il favore di cambiare i contanti alla famiglia prelevando dal bancomat. Con l'idea di andare più in là dal cambia valuta. Ho solo fatto il cambio al telefono, consapevole che poi avrei perso qualche euro una volta in banca. Invece nessuno vuole quei soldi lì". Banconote che, visto lo spirito delle imprese generose e senza calcoli di questi giovani, vedremmo benissimo come parte di un'installazione d'arte tanto ma tanto significativa.

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