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Il Quarto stato di Pellizza da Volpedo non è più al Museo del 900

Il celebre dipinto di Pellizza da Volpedo è tornato alla Gam, la Galleria d'arte moderna

Con ogni probabilità ha cambiato casa per "sempre" il Quarto stato, celebre dipinto di Pellizza da Volpedo. La tela, che dal 2010 trovava spazio all'interno del Museo del 900 di Piazza Duomo, è rientrata alla Galleria di arte moderna (Gam) dove sarà visibile al primo piano delle collezioni permanenti, tra la sala dedicata a Segantini e quella dedicata a Previati.

La nuova collocazione, spiegano dalla Gam, è stata progettata per rendere visibile l'opera nelle migliori condizioni possibili sia da una distanza che ne restituisce l’imponente impostazione formale, sia da una posizione più ravvicinata, da cui il visitatore potrà riconoscere una tecnica pittorica di straordinaria perizia e complessità. "Il dialogo tra questo ambiente e l’adiacente Sala da Ballo consente inoltre una serie di inquadrature che esaltano la potenza scenografica del dipinto, lasciando così che l’immagine si esprima in tutta la sua potenzialità", precisano dalla Galleria d'arte moderna. Il riallestimento del dipinto è stato realizzato grazie al contributo di Banco Bpm e lo stesso istituti di credito nei giorni scorsi ha concesso alla galleria la Maternità del Previati (resterà per i prossimi tre anni).

La storia del capolavoro

Opera emblematica dal punto di vista artistico, tecnico e sociale, Il Quarto Stato è il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907). La scena, ambientata in una piazza del paese natale del pittore, rappresenta la protesta di un gruppo di lavoratori, la cui marcia verso un futuro luminoso rivendica la forza coesiva e la dignità del lavoro da cui deve partire il riscatto del popolo.

È un quadro monumentale a cui Pellizza lavorò tra il 1898 e il 1901, anni caratterizzati da scioperi, proteste e rivendicazioni della classe operaia, di cui la pittura si fa portavoce. La realizzazione del dipinto richiese al pittore un lungo periodo di studio durato 10 anni. Si conoscono infatti tre versioni precedenti: Ambasciatori della fame (1892), Fiumana (1895) e Il cammino dei lavoratori (1899) prossimo all’opera definitiva, che il pittore, ispirato dagli scritti di Jean Jaurès sulla Rivoluzione francese, intitolerà Il Quarto Stato.

Presentato al pubblico alla Quadriennale di Torino del 1902, il dipinto rimase invenduto, ma divenne in breve un simbolo celeberrimo e riprodotto. Nel 1920, nel clima incandescente del Biennio Rosso, Il Quarto Stato raggiunse Milano in occasione di una mostra monografica alla Galleria Pesaro. Il clamore suscitato fu tale da promuovere una sottoscrizione pubblica per assicurare la tela alla città, trovando collocazione nella sala della Balla del Castello sforzesco per poi passare alla Galleria d’arte moderna nell’attuale sede della Villa Reale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il dipinto fu trasferito a Palazzo Marino, sede del municipio, come simbolo della conquista della democrazia e della riappropriazione dei diritti. Non a caso nel 1979 sarà scelto da Bernardo Bertolucci come incipit del film Novecento.

Riscoperto come capolavoro della pittura italiana contestualmente al fiorire degli studi sul Divisionismo e all’esposizione a Londra e Washington, nel 1980 il dipinto tornò nelle sale del museo. Dopo una parentesi di un decennio, durante il quale ha segnato l’incipit isolato e spettacolare del nuovo Museo del Novecento aperto nel 2010, il monumentale capolavoro ritorna oggi alla Galleria d’Arte Moderna.

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