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Venerdì, 19 Aprile 2024

Giampaolo Mannu

Video reporter

Porta Ticinese

Razzismo e movida violenta: a Milano abbiamo un grosso problema

Dopo i fatti avvenuti in piazza XXIV Maggio, ci si chiede se l'intervento dei carabinieri sia stato sproporzionato rispetto alla reale "minaccia"

A Milano abbiamo un problema con il razzismo. I fatti avvenuti lunedì 28 giugno al McDonald’s di piazza XXIV Maggio, cuore della movida milanese, sono gravi e non possono passare sotto silenzio. Lo sono perché non è accettabile che un gruppo di ragazzi di colore sia caricato dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa a causa di una segnalazione per schiamazzi, ma lo sono anche perché è altrettanto preoccupante che dei ragazzi poco più che adolescenti reagiscano lanciando bottiglie e pietre contro dei Carabinieri dicendo poi di essere stati aggrediti perché le forze dell’ordine sono razziste. Lo abbiamo già visto a piazzale Selinunte, nel quartiere San Siro, quando in piena zona rossa la Polizia è intervenuta per il maxi assembramento di ragazzi accorsi da ogni quartiere per girare un videoclip del rapper Neima Ezza, e lo vediamo ormai quasi ogni weekend con le risse che avvengono sui Navigli e alle Colonne di San Lorenzo, dove accoltellarsi e fare a bottigliate è diventato il nuovo (assurdo e inquietante) “passatempo” dell’estate milanese e dove le forze dell’ordine sono già state prese di mira con lanci di oggetti in più di un’occasione.

Per tutto il giorno in redazione abbiamo cercato di ricostruire gli eventi del McDonald’s, guardando i filmati postati dai ragazzi su Instagram e confrontandoli con le informazioni fornite dall’Arma dei Carabinieri, sperando di poter dare la notizia in modo corretto, obiettivo e non di parte, ma l’unico modo di restituire al lettore quanto accaduto penso sia quello di fornire entrambe le versioni. Stando a quanto appreso da Milano Today intorno alle 4.30 del mattino i militari dell’Esercito di stanza alla Darsena intervengono per una rissa davanti al fast food, ma vengono insultati e allontanati da una ventina di persone. Chiedono quindi l’intervento dei Carabinieri, che tuttavia al loro arrivo sono oggetto, a loro volta, di insulti e sputi sulle auto di pattuglia. I Carabinieri chiamano perciò i rinforzi e i ragazzi iniziano a fare muro contro muro con i militari canzonandoli con un brano rap e rifiutandosi di fornire i documenti per l’identificazione. Una spinta di troppo e i Carabinieri iniziano la carica, mentre i ragazzi rispondono con bottiglie e sassi. “Ormai ogni controllo è contrastato con modi violenti e reazionari. Chiediamo tutele e sicurezza”, dirà poi in serata  la segreteria provinciale del "Nuovo sindacato Carabinieri" in un comunicato ufficiale. 

La versione dei ragazzi, diffusa su Instagram, è totalmente opposta. I giovani, in maggioranza italiani di origine africana, stavano facendo colazione davanti al McDonald’s, quando una pattuglia ha fermato un amico che suonava insistentemente il campanello del monopattino. I Carabinieri, intervenuti in forze, avrebbero prima chiesto i documenti di tutti i ragazzi, mostrando un atteggiamento apertamente razzista, e poi, in seguito a un’accesa discussione, avrebbero aggredito a manganellate due giovani che chiedevano spiegazioni riguardo all’identificazione da parte delle forze dell’ordine. Quando infine i militari hanno iniziato la carica, solo allora la compagnia avrebbe a sua volta iniziato la sassaiola nel tentativo di difendersi.

L’idea che personalmente mi sono fatto è che questa vicenda con il razzismo c’entra eccome. Perché è vero e innegabile che ancora oggi, a Milano e in Italia, se sei uno straniero con la pelle scura vestito in modo un po’ trasandato è più frequente che ti capiti di essere controllato. Sono purtroppo convinto che in questa città, quella in cui sono nato e cresciuto, ci sia un razzismo strisciante e malcelato che dura da decenni. A malincuore devo dire che nei miei ricordi di milanese ormai 41enne risuonano echi di frasi razziste dei generi più vari:  prima i “terroni” e i napoletani “terremotati”, poi i marocchini “mao mao” e i polacchi “lavavetri”, e infine gli albanesi “delinquenti”, gli “zingari” e i rumeni “che rubano”, i cinesi “truffatori”, gli arabi “terroristi”. Il “milanese medio” ne ha sempre avuta una per tutti, ed è un vero paradosso che questa città sia nonostante tutto la più multietnica d’Italia.

Ho personalmente assistito in più di un’occasione a episodi di razzismo intollerabili nei confronti di persone la cui unica “colpa” è quella di avere la pelle di un colore diverso. Succede sui treni, dove per l’italiano che non ha il biglietto si chiude un occhio, mentre il nero è mediamente prima insultato, poi moralizzato, e infine fatto scendere. Accade nelle stazioni, dove se sei di colore e vestito un po’ così così sei automaticamente uno spacciatore, e magari invece sei un rifugiato che non ha trovato altro posto in cui stare se non il marciapiede. E accade anche per la strada, come quando nel 2019 una ragazza ci contattò denunciando di essere stata apostrofata come “negra di merda” da un milanesotto col vestito firmato mentre raccoglieva firme per un’organizzazione umanitaria in piazza San Babila.

È chiaro che la stupidità e la maleducazione del singolo non possono condannare tutti quanti, ma questo non le rende meno odiose. Soprattutto se si arriva al punto in cui volano manganelli contro dei ragazzi disarmati e poco più che adolescenti da parte di uomini in divisa. Perché è vero che la provocazione c’è stata, ma se i Carabinieri non riescono più a dialogare con un gruppo di giovani senza dover ricorrere alla forza, allora abbiamo un problema serio. E se ci fosse stata anche solo l’ombra di un episodio di razzismo negli eventi del McDonald’s sarebbe stato davvero grave. Come pure, d’altronde, lo sarebbe giustificare risse, lanci di bottiglie e provocazioni alle forze dell’ordine facendosi scudo con la lotta antirazzista, che ha invece motivazioni ben più nobili della retorica da macho trap che si vede in alcuni video pubblicati su Instagram.

Per questo, come dicevo, tutti noi dovremmo forse iniziare a considerare l'idea che a Milano abbiamo un problema con il razzismo, perché certamente Milano non è Ferguson, dove la polizia americana ha realmente ucciso uomini neri a sangue freddo, tuttavia non posso non chiedermi se le cariche al McDonald’s sarebbero partite ugualmente anche nel caso in cui quella compagnia di ragazzi fosse stata composta solo da ventenni italiani con la pelle bianca. Lo sottolineo perché i ragazzi del McDonald’s bianchi non lo sono, ma di certo sono italiani e come tali hanno gli stessi diritti e doveri che hanno tutti i cittadini.

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