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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Lockdown nel weekend? Presto la decisione. Crescono i quartieri di Milano dove il virus corre

Sono cinque i quartieri di Milano con "numeri da zona rossa": contagi oltre la soglia dei 250 ogni 100mila abitanti

La Lombardia potrebbe diventare zona rossa. Il condizionale è d'obbligo ma la Regione, già in arancione rafforzato, potrebbe colorarsi di rosso a partire da lunedì 15 marzo. L'ultimo bollettino del 9 marzo segnala un aumento dei ricoveri in terapia intensiva (+14 per un totale di 611) sia negli altri reparti (+216 per un totale di 5.416). E la città più colpita (numericamente) è Milano dove si sono registrati 1.056 casi.

Nel frattempo crescono le zone di Milano con contagi oltre la soglia di 250 ogni 100mila abitanti. Nel monitoraggio giornaliero di Ats pubblicato il 10 marzo (effettuato con dati rilevati tra il 1° e il 7° di questo mese) emerge che ci sono cinque quartieri della città con numeri da "zona rossa": si tratta di Sant'Ambrogio, Lorenteggio, Inganni, Citylife-Pagano, Chinatown-Monumentale. La situazione, comunque, non è migliore nelle altre zone di Milano dove stanno viaggiando costantemente tra i 100 e i 250 casi ogni 100mila abitanti.

Terza ondata covid, le nuove strette di mercoledì 10 marzo

Per il momento non è ancora chiaro quali saranno le strette dell'esecutivo: le misure verranno decise dal governo nel pomeriggio di mercoledì 10 marzo e la riunione che porterà alla modifica del Dpcm entrato in vigore il 6 marzo scorso dovrebbe iniziare intorno alle 17.

L'esecutivo, comunque, terrà conto delle richieste avanzate dagli esperti del Cts:

  • rafforzare le misure per le zone gialle;
  • istituire zone rosse locali con misure più stringenti (sul modello Codogno);
  • imporre chiusure nei weekend (fine settimane zona rossa come a Natale);
  • ridurre l'incidenza per ristabilire il tracciamento dei contatti;
  • velocizzare la trasmissione dei dati per evitare di fare valutazioni su dati vecchi;
  • estendere la campagna vaccinale a più soggetti possibili e nei tempi più brevi possibile;
  • no ad un lockdown nazionale, sì al mantenimento dell'Italia a colori (con misure rinforzate).

Coronavirus, il picco a fine marzo

Questo quadro, che sembra ricalcare quanto già vissuto a marzo 2020, trova però d'accordo molti degli esperti, consapevoli che la curva epidemiologica va arrestata prima. In più adesso c'è l'arma del vaccino, già somministrato al personale sanitario, a molti anziani e anche a parte di insegnanti ed educatori. "Siamo alla terza ondata, o almeno ad un rigurgito della seconda. Abbiamo dati in crescita dal 20 febbraio con ricoveri e terapie intensive sempre più piene, il che fa pensare ad un possibile picco alla fine di marzo. I modelli matematici per i contagi ci dicono che rischiamo di arrivare anche a 40mila al giorno", spiega a proposito ancora Pregliasco.

Gli fa eco Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova, che sottolinea come "non si vaccina quando c'è alta trasmissione del virus perché così facendo si favorisce l'emergere di varianti resistenti al vaccino. Per questo - dice - credo che il provvedimento sul tavolo del Cts vada nella direzione giusta, cercare di spegnere la trasmissione e cercare di vaccinare più persone possibili". Per Crisanti, però, "è improponibile un lockdown generalizzato seguito da altro lockdown e altro lockdown. Ci vuole un piano chiaro preciso e che sia l'ultimo. Per farlo serve un piano nazionale per il monitoraggio delle varianti e potenziare il sistema di sorveglianza perché anche se tra qualche mese saremo vaccinati, non sarà così nel resto del mondo e dobbiamo assicurare agli italiani la possibilità di potersi spostare all'estero".

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