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I piccoli tribunali chiusi 10 anni fa per risparmiare potrebbero riaprire

Il voto bipartisan in consiglio regionale per rivedere il taglio delle sedi giudiziarie operato nel 2012 dal governo Monti. L'idea è la compartecipazione alle spese: la Regione si occuperebbe degli immobili

Larghe intese in Lombardia sulla riapertura dei tribunali chiusi nel 2012 dal governo Monti, quando il paese aveva urgente bisogno di effettuare ingenti risparmi sui costi per salvare le finanze pubbliche. Il consiglio regionale, martedì, con i voti del centrodestra e del centrosinistra, ha approvato una proposta di legge da presentare al parlamento. Se approvata anche a Roma, consentirà alle Regioni di chiedere al ministero della giustizia il "ripristino delle funzioni ordinarie" di tribunali e procure, in base al numero di abitanti, ai flussi dei procedimenti, ai carichi di lavoro e altre cose.

La gestione e la manutenzione degli immobili sarebbero a carico della Regione, mentre lo stato penserebbe a retribuire magistrati, dipendenti e polizia giudiziaria. Risale al mese di settembre del 2012 il decreto legislativo con cui gli uffici giudiziari erano stati riorganizzati. Secondo chi ha espresso voto favorevole, quel provvedimento "ha penalizzato imprese e cittadini, allontanandole dal servizio giudiziario".

"Chiediamo di superare quella fase, figlia della stagione superata della 'spending review'. La presenza di uffici giudiziari efficienti, moderni e dinamici che possano rispondere alle esigenze socio economiche dei diversi territori è decisiva per portare avanti gli interessi del sistema Paese e “avvicinare” cittadini e imprenditori al mondo della giustizia. Con questa proposta di legge puntiamo ad avere poli giudiziari che possano fornire perfomance quantitative e, soprattutto, qualitative in linea con i bisogni e le necessità delle comunità di riferimento. Inoltre, la riapertura delle sedi giudiziarie di alcuni territori è un’occasione di ripartenza del tessuto commerciale e produttivo che ruotava attorno alle attività di tribunali e procure", la posizione della relatrice della proposta, Francesca Ceruti, della Lega.

Se ne discute anche in parlamento

Voto favorevole da parte del centrodestra e del Partito democratico, mentre Marco Fumagalli del Movimento 5 Stelle ha dichiarato il voto contrario sostenendo la necessità di investire "su infrastrutture digitali per sviluppare il processo telematico invece che su edifici fisici". Il Movimento 5 Stelle, però, in parlamento sostiene il ritorno al passato e il superamento della logica dell'austerità. In senato, per esempio, è stata depositata una proposta di legge (a prima firma di Felicia Gaudiano) per riaprire almeno alcune delle sedi giudiziarie chiuse. "I criteri adottati dalla riforma Monti - commenta Gaudiano - non hanno tenuto conto di fattori come la difficoltà a raggiungere gli uffici giudiziari o le conseguenze della chiusura di un tribunale quale presidio di legalità".

Le sedi chiuse in Lombardia

In conseguenza del decreto, sono state chiuse diverse sedi distaccate, procure e tribunali in tutta Italia. Per quanto riguarda il distretto giudiziario di Milano, la chiusura ha riguardato le sezioni di Cassano d'Adda, Legnano e Rho (circondario di Milano), Gallarate e Saronno (circondario di Busto Arsizio), Cantù, Erba e Menaggio (circondario di Como), Desio (circondario di Monza), Morbegno (circondario di Sondrio), nonché i tribunali e le procure di Vigevano e Voghera e la sezione di Abbiategrasso (ex circondario di Vigevano).

Per quanto riguarda il distretto giudiziario di Brescia, la chiusura ha riguardato le sezioni di Breno e Salò (circondario di Brescia), Clusone, Grumello del Monte e Treviglio (circondario di Bergamo) e Castiglione delle Stiviere (circondario di Mantova), nonché il tribunale e la procura di Crema.

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