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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Lo studio

L'omicidio medievale risolto grazie ai ricercatori lombardi

Il cold case al centro di un report pubblicato su una nota rivista scientifica internazionale

Gli antropologi dell'Università degli Studi dell'Insubria hanno risolto il caso di un omicidio medievale. Il cold case al centro di un report pubblicato sulla rivista scientifica internazionale 'Journal of Archaeological Science: Reports' è stato svelato da un gruppo di ricerca guidato dalla borsista Chiara Tesi (prima firma sulla pubblicazione). Tra gli altri autori dell’articolo vi sono Roberta Fusco, Chiara Rossetti, Ilaria Gorini e Paola Badino dell’Università dell’Insubria; Jacopo Crezzini e Stefano Ricci dell’Università di Siena.

Oggetto dello studio, un maschio di circa 20 anni, sepolto nella Tomba numero 13 nell'atrio funerario interno alla chiesa tra l'XI e il XIV secolo, nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, nel Varesotto. Fin dal ritrovamento, lo scheletro ha rivelato la presenza di quattro lesioni al cranio, compatibili con delle ferite inferte intenzionalmente e con particolare violenza. Il cranio è stato quindi studiato con le più moderne tecnologie in uso nelle indagini medico-legali. Le lesioni sono state analizzate con un microscopio digitale tridimensionale, che ha permesso di ricostruire la loro natura, la loro origine e l'intera dinamica dell'evento violento. Dallo studio è emerso che il giovane era stato ripetutamente colpito al cranio con un'affilata arma da taglio, compatibile nella forma con una spada lunga dell'epoca. In particolare, le lesioni sono state analizzate mediante l’uso di un microscopio digitale tridimensionale, grazie alla collaborazione con l’unità di ricerca Preistoria e Antropologia del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena.

Lo studio dell'Insubria

Il sito nel 2020 ha ricevuto un importante finanziamento da parte di Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria del Varesotto, all’interno del bando emblematici provinciali 2019, per un progetto dal titolo "I paesaggi della Valcuvia. Riqualificazione ambientale attraverso un percorso archeologico: valorizzazione, tutela e fruizione", di cui responsabile scientifico è Marta Licata. Essenziale per le analisi e la valorizzazione di questo contesto la collaborazione con realtà del territorio, come la parrocchia di San Giulio Prete, il comune di Cittiglio e l'associazione Amici di San Biagio. 

Chiara Tesi ricostruisce la dinamica del fatto: "Probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione al cranio, il giovane era stato colpito una prima volta con un colpo andato 'a vuoto' che gli ha lasciato una lieve ferita 'di striscio' nella parte superiore del cranio; successivamente, forse tentando una fuga dal suo assalitore, la vittima aveva voltato le spalle venendo colpito in rapida successione con altri due colpi che hanno provocato l’asportazione di due “fette” di tavolato cranico dalla porzione temporale destra (causando anche l’asportazione del padiglione auricolare) e nucale inferiore. Infine, forse ridotto allo stremo e ormai a terra in posizione prona, il soggetto veniva terminato dall’assalitore con un colpo perpendicolare al cranio vibrato con violenza nella nuca che ha provocato la morte immediata".

"Oggi, non possiamo essere sicuri sulle ragioni che hanno portato alla morte di questo giovane – aggiunge Chiara Tesi –; tuttavia, sepolto in una posizione privilegiata di fronte all’antico accesso alla chiesa, possiamo ipotizzare che l’uomo appartenesse a una famiglia di elevato stato sociale e, forse anche per questo motivo, a maggior rischio di essere assalito. Ad ogni modo questo tipo di aggressione mortale, caratterizzata da una forma di violenza finalizzata al rapido annientamento della vittima, ci lascia increduli e ci fa ipotizzare una premeditazione, non certamente il risultato di un semplice movente".

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