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Silvia Romano, il ministro Di Maio: «Pagato un riscatto? A me non risulta»

Il ministro degli Esteri smentisce che sia stato versato un riscatto ai terroristi per la liberazione della nostra connazionale

Riscatto pagato per liberare Silvia Romano, tenuta prigioniera per 18 mesi in Somalia da un gruppo di terroristi islamici dopo essere stata rapita in Kenya? Un secco "no" è arrivato, martedì sera, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenuto nel programma "Fuori dal coro" su Rete4. «A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo», ha affermato l'esponente pentastellato. La questione del pagamento di un riscatto per far tornare a casa la cooperante milanese ha divisto l'opinione pubblica italiana tra chi ritiene che portare in Italia una connazionale salvandole la pelle sia la priorità assoluta e chi, invece, sottolinea che con questo denaro il nostro Paese finanzia attività terroristiche internazionali.

Ma pressoché tutti danno per scontato che il riscatto sia stato pagato. Si parla di una cifra variabile tra i due e i quattro milioni di euro. E si aggiunge che l'Italia, in merito a sequestri di persona all'estero, ha sempre seguito questa linea: quella di prediligere il fatto di riportare indietro un connazionale piuttosto che non trattare con i rapitori, scelta invece compiuta da altri Paesi come gli Stati Uniti. Una linea tenuta da tutti i governi nazionali, di qualunque colore politico, da almeno trent'anni.

Ora, però, il ministro Di Maio smentisce il pagamento del riscatto. «A dicembre ho sentito il padre. Sapevo che Silvia era viva e non potevo dirlo, perché in questi casi se si danno informazioni e c'è una fuga. di notizie poi si rischia che alla fine non riusciamo a riportarla a casa e si compromette tutto», ha spiegato in trasmissione aggiungendo una ferma condanna agli attacchi e alle minacce che la cooperante ha subìto nei primi giorni della liberazione: «Bisogna - ha detto Di Maio - rispettare questa ragazza perché nessuno sa cosa significa essere ostaggio di una cellula terroristica».

Le indagini

E martedì Alberto Nobili, il magistrato responsabile dell'antiterrorismo milanese, ha aperto una indagine sugli insulti e le offese. L'ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate. Si era parlato anche di una possibile "tutela" per Silvia, ma la prefettura al momento ha smentito. Intanto prosegue a Roma l'indagine antiterrorismo sul rapimento della cooperante.

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