rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità San Siro / Piazzale Selinunte

San Siro dopo la sassaiola alla polizia: «Non sottovalutare», «ora sgomberi di massa»

La politica si interroga dopo l'assembramento per il video del rapper di quartiere e la sassaiola contro le forze dell'ordine

Non era la prima volta che il rapper Neima Ezza gira un video tra via Zamagna, via Micene e piazzale Selinunte, ovvero nel quadrilatero popolare di San Siro, insieme ai coetanei del suo quartiere. Era, forse, la prima volta in zona rossa. L'inevitabile segnalazione di assembramento, sabato pomeriggio, ha portato la polizia e i carabinieri (in assetto antisommossa) per le strade del quadrilatero, il tentativo di disperderli è riuscito ma con una dura reazione di quei ragazzi, la sassaiola contro le camionette, la notizia su tutti i giornali. L'inevitabile attenzione della politica milanese per un paio di giorni, tra comunicati e post su Facebook. 

Il video: cos'è successo a San Siro

«Ho visto le immagini del conflitto tra ragazzi e polizia al quartiere San Siro. Nelle periferie milanesi, in alcune di esse, non c'è la solita fragilità e complessità. C'è a volte una rabbia sotto la cenere nuova. Che è il frutto dei problemi di ieri e delle ferite aperte dal Covid. Suggerirei di non sottovalutarla per nulla», ha scritto l'eurodeputato Pierfrancesco Majorino, del Pd, in passato assessore alle politiche sociali a Milano. Il confronto-scontro è stato particolarmente duro, sia perché non è cosa di tutti i giorni bersagliare le forze dell'ordine, sia per le frasi che sono state riportate: «Via dal nostro quartiere», «questa è la nostra zona».

Nell'interpretazione più spaventata, espressioni di violenza e autorità alternativa che prova a sostituirsi allo Stato. «Un ghetto completamente fuori controllo, dove lo Stato per anni ha finto di non vedere quello che stava accadendo», ha dichiarato il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti, di Forza Italia: «Per dieci anni la ricetta della sinistra è stata integrazione, tolleranza e accoglienza. E ha fallito senza appello. Ora si faccia a modo nostro: sgomberi di massa dei delinquenti che hanno occupato abusivamente senza guardare in faccia a nessuno. Pugno di ferro senza pietismi, distinguo, eccezioni o deroghe. E Aler sia pronta a ristrutturare e riassegnare alle persone in graduatoria gli stabili sgomberati».

Chi è il rapper Neima Ezza

E Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia, che vive a San Siro, è sceso in strada a guardare con i suoi occhi quello che stava accadendo. «L'ossessione di Sala è stata riposta nel cassetto forse per essere rispolverata in campagna elettorale. Non bastano interventi singoli, serve un piano di azione deciso con controlli porta a porta per schedare gli occupanti abusivi e rispedire a casa chi non ha diritto di stare qui». Per l'esponente forzista ciò che colpiva di più è stata «la presenza di adulti pronti a intervenire al bisogno e di tanti bambini che giravano intorno a Polizia e Carabinieri in assetto antisommossa con aria di sfida». 

Non crede invece che tutto il possibile sia stato fatto Alice Arienta, consigliera comunale del Pd, secondo cui «sarebbe utile che gli sforzi e le azioni nei quartieri più a rischio diventassero parte di un piano integrato dove sicurezza e coesione andassero a braccetto con azioni di educazione, sport e cultura. Il quartiere ha accumulato grandi problemi abitativi e fragilità che, purtroppo, si sono ingigantiti con l'emergenza sanitaria». Per Arienta, occorrerà «tantissima energia e speranza per ascoltare e calmare la rabbia accumulata», e si potrà fare con interventi sulla scuola, sullo sport, con una legge sullo ius soli.

Le case popolari occupate abusivamente (con racket e, se si tratta di immigrati, a volte il passaparola fin dalla madrepatria), gli indici di povertà e disoccupazione alle stelle, l'emarginazione naturale per chi non conosce bene la lingua del Paese in cui vive, la questione femminile e il patriarcato nelle comunità straniere fanno di questo e altri quartieri un potenziale di conflitto, anche se paragonare San Siro alle banlieu parigine è forse eccessivo.

Ma la ribellione di sabato non è quella dei delinquenti. E' quella di trecento ragazzi cresciuti in strada, abituati magari a vedere il fratello maggiore arrestato perché spaccia (lo si sente anche nelle canzoni di Neima Ezza) "marijuana e bianca" (quando ci si deciderà a legalizzare le droghe leggere per spezzare il cordone che le lega a quelle pesanti?), Ed è una ribellione smorzata dalla musica e, nel contempo, e va rilevato, aumentata ed esasperata dal "fare gruppo", dall'essere in quel momento in trecento. Non è dissimile da quanto succede allo stadio: la folla ha dinamiche diverse. In altre parole, non è che a San Siro ogni giorno i ragazzi tirino sassate contro la polizia o che pensino, realmente e intimamente, che quella è «la nostra zona». 

Non appena si potrà realmente tornare a scuola, sarebbe il caso di pensare a come fornire modelli alternativi al cortocircuito che, dalla povertà, passa per l'arrangiarsi (bene o male, legalmente o no), per poi proseguire con gli inevitabili arresti che emarginano ancora di più le famiglie e i gruppi di amici anziché integrare. Non stiamo dicendo di trascurare la legalità, è ovvio, ma che bisogna occuparsi di questi ragazzi, di questi quartieri, di queste case, di questi cittadini.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

San Siro dopo la sassaiola alla polizia: «Non sottovalutare», «ora sgomberi di massa»

MilanoToday è in caricamento