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Ragazza violentata alla sua festa: Robinho condannato a 9 anni anche in appello

Confermata per l'ex calciatore del Milan la condanna emessa in primo grado. Stessa pena per un amico del giocatore

L'ex giocatore del Milan Robinho, all'anagrafe Robson de Souza Santos, è stato condannato a 9 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo su una ragazza che all'epoca dei fatti, avvenuti nel 2013, aveva 23 anni. A deciderlo la Corte d’appello di Milano che ha confermato la condanna emessa in primo grado. Stessa pena anche per un amico del calciatore, Ricardo Falco. I due sono stati inoltre condannati a versare in solido 60mila euro alla vittima. 

In base a quanto emerso dalle indagini, Robinho insieme ad altre quattro persone (che si sono rese irrintracciabili) avrebbero incontrato la vittima - una ragazza albanese che quella sera, il 23 gennaio 2013, festeggiava il suo 23esimo compleanno - in un noto locale di zona Bicocca. Per qualche minuto, Robinho si sarebbe allontanato dalla discoteca per accompagnare a casa sua moglie ma sarebbe poi tornato lì e avrebbe raggiunto nuovamente i suoi amici. A quel punto, i sei avrebbero 'conquistato' la vittima, che già conosceva Robinho, e avrebbero iniziata a farla bere con - parole del pm - "modalità insidiose e fraudolente". 

Quando la ventitreenne è diventata - scriveva sempre il pm - "incosciente e incapace di opporsi", Robinho e gli amici l'avrebbero portata di peso nel guardaroba del locale e lì avrebbero abusato di lei a turno. Era stata la stessa vittima, sei mesi dopo, a denunciare lo stupro, dando il là alle indagini che sono poi terminate con le prime condanne emesse nel 2017.

Secondo i giudici di primo grado il calciatore e il suo amico hanno dimostrato un "assoluto dispregio" per ragazza "esposta a ripetute umiliazioni, oltre che ad atti di violenza sessuale", e che veniva descritta nelle loro conversazioni intercettate "con epiteti (...) e termini spesso crudi e sprezzanti, segni inequivocabili di spregiudicatezza e quasi di consapevolezza di una futura impunità".

Per i magistrati della corte d'appello la vittima, a quasi quattro anni di distanza dalle violenze, ne porta ancora le cicatrici a livello psichico. Molto probabile il ricorso degli imputati in cassazione.

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