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Attualità Lambrate / Via Giulio Dardanoni

Una nuova società compra il palazzo: anziani e disabili sotto sfratto

Il caso di via Dardanoni: dopo il cambio di proprietà, famiglie sotto sfratto

Per più di venti anni quella è stata casa loro. Per più di venti anni hanno regolarmente pagato per vivere in quel palazzo, in quel quartiere che ormai sentono loro. Ma adesso, con un colpo di spugna improvviso, vedono svanire tutto. Rischiano di restare senza un tetto sulla testa le dieci famiglie che dal 2001 ormai abitano al civico 10 di via Dardanoni, nel cuore della vecchia Lambrate. 

L'edificio, raccontano dal Sicet, il sindacato inquilini della Cisl, è infatti sotto sfratto dopo l'arrivo dei nuovi proprietari, che hanno acquistato l'immobile all'asta dopo il fallimento dei precedenti titolari. "Si tratta di famiglie che vivono in questi alloggi dal 2001 e che avevano dei contratti di locazione grazie ad una convenzione fra il comune di Milano e la società Delfina Srl", ricostruiscono dalla sigla.

A Milano 6mila famiglie rischiano di perdere la casa

Poi, però, la ditta "ha subito il fallimento e, di conseguenza, la palazzina di via Dardanoni 10 è rientrata in tale procedura presso il tribunale di Monza, con nomina del custode fallimentare". L'asta, prevista dalla legge, è stata vinta da una nuova azienda, che sembra voglia rinnovare l'edificio per poi metterlo sul mercato, "mandando via tutti gli affittuari", rimarcano dal Sicet. 

"È una vera vergogna - recrimina Marco Bistolfi del sindacato -. È inaccettabile e disumano sgomberare delle famiglie fragili, con anziani e invalidi, in piena estate, con il termometro che arriva a 40°, e senza soluzioni abitative alternative già pronte. Il tutto per un'operazione di pura speculazione immobiliare, l'ennesima a Milano. Chiediamo un intervento del comune: Milano non può diventare una città solo per ricchi", il suo appello.

"Alla nuova proprietà - aggiunge il sindacalista - abbiamo chiesto di aprire una trattativa per il rinnovo dei contratti di affitto o almeno di posticipare lo sfratto a dopo l’estate, per trovare insieme al comune delle soluzioni abitative alternative, ma è stato del tutto inutile. Per questi anziani, abituati da anni a vivere vicini, in un quartiere conosciuto, non sarà facile trasferirsi da soli, magari in un alloggio popolare dall’altra parte della città, figuriamoci ritrovarsi senza neppure un tetto sulla testa”.

Eppure martedì mattina, quando era già annunciato lo sfratto esecutivo, fuori dal condominio si sono presentati il custode fallimentare e gli avvocati della nuova proprietà, che hanno trovato ad attenderli gli inquilini e gli attivisti del Sicet, già scesi in piazza lo scorso 18 luglio. Alla fine, non senza fatica, lo sgombero è stato rinviato al 13 settembre, "con l'ipotesi di individuare delle date di uscita degli inquilini che siano compatibili con il fatto che abbiano trovato una nuova casa", spiega Bistolfi. Che ricorda come in quel palazzo vivano una signora di 89 anni, un'altra di 73 invalida al 100%, una famiglia che a febbraio ha firmato il contratto con Aler per una casa popolare di cui però non è mai entrata in possesso e un 71enne, il più giovane del gruppo, che vive in lì dal 2001 e che è troppo “ricco” per accedere ad un alloggio dell’Aler ma troppo povero per permettersi un canone da mercato.

"La narrazione della Milano dinamica, attrattiva e internazionale va bene, ma abbiamo un problema se la città espelle chi non può permettersi una casa di proprietà o un affitto da almeno 800 euro al mese. Quella di via Dardanoni 10 è una pura e semplice speculazione immobiliare: gli inquilini si erano detti disponibili a rivedere i canoni, ma è stato del tutto inutile", sottolinea il sindacalista. 

Eppure una soluzione non sembra esserci. Perché intanto gli accordi che i residenti avevano con la vecchia società sono scaduti e a dicembre scorso la nuova proprietà ha ultimato le pratiche per l'acquisto dell'edificio, ottenendo un ordine di liberazione dello stabile contro cui a nulla è servito un reclamo formale presentato dal sindacato al tribunale di Monza. E così il tempo scorre e dieci famiglie fragili rischiano di ritrovarsi senza casa, in una Milano - per dirla con le parole del Sicet - "sempre più per ricchi". 

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