Covid, l'allarme: "A Milano le terapie intensive e i reparti iniziano a essere stressati"
Ci sono 6.875 persone affette da SarsCov2 negli ospedali della Regione. Ecco la situazione
Il San Gerardo di Monza è praticamente al limite, ma anche gli ospedali di Milano iniziano a essere oberate di lavoro. "Le terapie intensive e i reparti iniziano ad essere stressati a Milano. Dobbiamo essere attenti e ridurre al minimo i contatti. Dobbiamo ancora stringere i denti, perché se la situazione venisse lasciata a sé non può che peggiorare". Lo ha detto il virologo dell'Università degli Studi di Milano, che sottolinea come "proprio a Milano sia stato organizzato un pre-triage sulle ambulanze per i codici verdi, per un'assistenza più rapida ai pazienti non gravi", che non pesi sugli ospedali.
I pazienti dell'area metropolitana di Milano che il 118 soccorre e trasporta in codice verde, dunque, vengono visitati in un 'Check Point Clinico Avanzato' dedicato, al di fuori dei pronto soccorso. "Obiettivo, mantenere una celere assistenza per i pazienti non gravi".
I numeri degli ospedali della Lombardia
Secondo l'ultimo bollettino reso noto dalla Protezione Civile nella giornata di domenica 8 novembre ci sono 6.875 persone affette da SarsCov2 negli ospedali della Regione. 650 pazienti hanno sintomi gravi e sono in terapia intensiva, 6.225 si trovano nei reparti covid. L'aumento dei ricoveri è cresciuto rapidamente a partire dalla prima decade di ottobre.
Paolo Spada, medico dell'Humanitas e autore di "Pillole di ottimismo", rubrica che analizza i numeri del contagio in Lombardia, è chiarissimo: nonostante la probabilità che il picco sia vicino, la situazione non è per nulla tranquilla. Anzi. "Naturalmente c'è poco da festeggiare una volta in cima — ha chiarito il medico — perché quello è il momento di maggior rischio per tutti e prelude comunque a un periodo di ulteriore crescita dei carichi ospedalieri, già ora parecchio pesanti. Però anche i tassi di incremento dei ricoveri non sono più quelli di ottobre e stanno lentamente assestandosi. I decessi hanno ancora tassi di incremento del 75%, ma anch'essi in riduzione: saranno gli ultimi a stabilizzarsi e quindi a scendere", come già accaduto nella prima ondata dell'emergenza coronavirus".