L'assessora dei Verdi sul nuovo stadio di Milano: "Subito il dibattito pubblico"
Elena Grandi rivendica di non aver partecipato alla giunta che ha decretato l'interesse pubblico e conferma la contrarietà al nuovo stadio ma avverte: "Prendere atto anche della realtà"
Si è difesa, Elena Grandi, assessora di Europa Verde all'ambiente nella giunta di Beppe Sala, sulla questione dello stadio di San Siro. Ospite a un incontro online organizzato da 'Generazioni Future Milano', in cui si è parlato anche in generale di smog, cambiamento climatico e politiche ambientali, Grandi ha parlato della questione stadio e della sua scelta di non partecipare alla riunione di giunta nella quale gli assessori hanno approvato la conferma del pubblico interesse per il nuovo impianto.
Una scelta, quella di non partecipare, contestata da chi, da posizioni ancora più nette, avrebbe gradito il voto contrario da parte dell'assessora ambientalista. "La mia assenza da quella riunione non è un caso. Non ero dal parrucchiere né da fare la spesa", ha dichiarato Grandi: "E' stato un modo per dichiarare la nostra contrarietà senza arrivare a una rottura. Noi Verdi ora non vogliamo rompere col nostro sindaco, ma il capogruppo in Comiune, Carlo Monguzzi, ha fatto dichiarazioni inequivocabili". L'assessora ha poi spiegato che, mentre i consiglieri comunali sono liberi di agire come credono e rispondono ai cittadini che li hanno eletti direttamente, gli assessori sono di nomina fiduciaria del sindaco: "In questo momento non vogliamo scontrarci con Sala ma agire in reciproca fiducia con lui".
"Prendere atto della realtà"
Grandi ha poi affermato che "bisogna prendere atto della realtà", riferendosi al fatto che Milan e Inter hanno alcune "opacità" sul tema della proprietà e sul tema della disponibilità finanziaria, ma, nel momento in cui avviano un'operazione immobiliare, diventano immediatamente attrattive di capitali e "si rivalutano finanziariamente". E, del resto, le squadre europee vogliono stadi di proprietà non tanto per i biglietti ma per le "cittadelle dello sport" che vengono a crearsi intorno.
Secondo l'assessora, Sala per primo non sarà "disposto ad accettare situazioni opache", riguardo alla questione delle proprietà. Milan e Inter sono probabilmente entrambe in transizione. Il fondo americano Elliott non è intenzionato a rimanere a lungo proprietario del Milan, dopo essere subentrato ai cinesi perché non avevano onorato un debito. Suning è in grande difficoltà e quasi certamente venderà le quote dell'Inter. In un quadro di difficoltà finanziaria dei club, secondo Grandi è probabile che lo stadio nuovo si faccia, ma che ci si fermi lì e non si realizzi anche il centro commerciale, gli uffici e quant'altro.
I 'paletti' sul cantiere
"Abbiamo inserito l'esigenza che il cantiere sia subito impermeabilizzato, che il nuovo stadio sia carbon free e produca anche energia per il quartiere, che il vecchio stadio, se mai verrà demolito, lo sarà con sistemi a impatto zero, con mezzi elettrici e così via, e che lo stadio sia realizzato con materiale possibilmente di recupero", ha aggiunto Grandi, come a dire che vi sono alcuni 'paletti' nero su bianco che rendono molto complicato realizzare i piani dei club. Quello dei Verdi è invece lanciare al più presto il debat publique, un modello di partecipazione che funziona bene nel Nord Europa e in Francia ma che, in Italia, è ancora pressoché non sperimentato.
I comitati
Negli ultimi giorni è stato creato il comitato "Sì Meazza", a cui hanno immediatamente aderito personalità della politica e dell'economia (tra cui Massimo Moratti, ex presidente dell'Inter) e i due ingegneri autori della Galleria Panoramica, il progetto di ristrutturazione del Meazza di cui è stata già presentata agli uffici comunali la fattibilità economica. Resta sul tavolo l'ipotesi di un referendum (a cui il sindaco Sala si è detto molto contrario) per decidere il futuro dello stadio di Milano.