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Venerdì, 19 Aprile 2024
San Siro

Il nuovo stadio? "Un saccheggio su aree pubbliche"

Parla il comitato Sì Meazza dopo un'intervista dei vertici di Milan e Inter ad alcuni quotidiani milanesi

La minaccia di andare fuori Milano a costruire lo stadio? "Una pistola scarica". I risultati 'a livello europeo'? "Intendono risultati economici". E' durissimo Luigi Corbani, già assessore comunista negli anni '80 a Milano e poi 'patron' dell'orchestra LaVerdi, contro il presidente del Milan Paolo Scaroni e l'amministratore delegato dell'Inter Alessandro Antonello, che hanno rilasciato un'intervista ad alcuni quotidiani cittadini sul futuro di San Siro e il progetto del nuovo stadio.

"In tutta l'intervista non si fa cenno al fatto che le aree sono pubbliche", comincia Corbani in un lungo editoriale-post su Facebook: "Al posto del sindaco, che rappresenta i milanesi proprietari dello stadio, parlano Scaroni e Antonello che sono affittuari, che dicono al padrone di casa che deve demolire la sua proprietà per fargli costruire, agli affittuari, un altro stadio. Quale non si sa". I due club insistono sul concetto che le infrastrutture che garantiscano risultati a livello europeo devono essere più moderne del Meazza. Solo che in Europa, continua Corbani, "i club non hanno in comproprietà lo stadio, ma ciascuno è proprietario del suo impianto o ha in concessione lo stadio pubblico". Ma lo stadio sarebbe sufficiente a garantire risultati economici? L'esempio dello Juventus Stadium direbbe di no.

"E' un saccheggio"

E poi la questione delle edificazioni collaterali. Come è noto, i due club hanno accettato l'indice edificatorio stabilito dal Pgt (0,35 mq/mq, pari a 102 mila metri quadrati) anche se all'inizio avevano chiesto 0,63 mq/mq, pari a 184 mila metri quadrati di nuove edificazioni, e poi avevano abbassato la pretesa a 0,51, pari a 149 mila metri quadrati. Abbassando l'indice, ora Milan e Inter devono rifare i calcoli (lo ammettono Scaroni e Antonello nell'intervista di cui sopra, quella rilasciata ad alcuni quotidiani cittadini) e dovranno capire quanto potranno guadagnare dall'operazione. All'inizio la proposta comprendeva tre grattacieli di cui due per uffici e uno per hotel, un centro congressi, un centro commerciale e un cinema. Con l'indice a 0,35 tutto questo dovrà essere ridimensionato. Ma, per Corbani, rimane "saccheggio, ovvero interessi privati su beni pubblici", e con poco senso: "Altri uffici in epoca di smart working, altri centri commerciali in epoca di vendite online".

Minaccia di andarsene? "Pistola scarica"

La minaccia di trasferirsi fuori Milano, poi, per Corbani "è una pistola del tutto scarica". Anche se i club l'hanno utilizzata fino all'ultimo, probabilmente anche negli incontri post-elettorali con il sindaco di Milano Beppe Sala che, infatti, motivando la delibera di conferma del pubblico interesse sul nuovo stadio del 5 novembre, parlò proprio di questo. "Se non glielo facciamo fare, vanno a Sesto San Giovanni", disse Sala. Ma no, non è possibile. Lo sanno tutti. E non, come dice Corbani, perché Il Giorno lo ha spiegato. I nostri colleghi di corso Buenos Aires lo hanno meritoriamente ripreso pochi giorni fa, ma loro stessi, insieme a tutti gli altri giornali milanesi, compreso questo, ne avevano già parlato mesi orsono: alle ex aree Falck di Sesto non c'è ormai più posto. Si dirà che non c'è soltanto Sesto, ma in questi anni non si è mai estratta dal cilindro nessun'altra area alternativa al piazzale del Meazza.

Il sindaco si tira fuori

E poi ce n'è per il sindaco. Sala non ha parlato di stadio per tutta la campagna elettorale 'allungata', fin da prima dell'estate. Milan e Inter nemmeno. Gli uffici stampa dei due club, da noi contattati a luglio, con molto garbo ci fecero capire che non sarebbe stato possibile calendarizzare un'intervista e nemmeno un colloquio informale con i vertici rossoneri e nerazzurri. Ora il sindaco ha dichiarato che, se i 'nostalgici' del vecchio Meazza vogliono ancora parlare di stadio, "devono parlare con le squadre più che con me", e sono le squadre, più che la giunta, a dover "convincere i nostalgici". Una dichiarazione, quella di Sala, rilasciata giusto giovedì mattina. "Dal 'decido io' al 'sono in mezzo'", il commento ironico di Corbani per il comitato Sì Meazza. 

E poi la questione olimpiadi, con la scadenza del 2026 e il Meazza intoccabile almeno fino a quel momento; la "bufala che prevede il verde", che in realtà diminuirà: spariscono il pratone e il parco dei Capitani su via Tesio, peraltro su cui il Comune pochi anni fa ha speso mezzo milione di euro, e il verde pubblico si riduce da 5,5 a 2,6 ettari. 

"Non siamo né conservativi né nostalgici"

"Noi siamo lombardi e non di Dubai", conclude Corbani: "Amiamo l’autenticità, quella vera, quella che si è sedimentata, anno dopo anno, decennio dopo decennio, realizzando una bellezza non riproducibile che unisce storia e memoria all’architettura. Il mondo ci invidia questo patrimonio immateriale e materiale che abbiamo e che possiamo abilmente trasformare e innovare per essere al passo con i tempi e con gli usi. Non siamo né conservativi né nostalgici. Siamo solo persone di buon senso". La battaglia non è finita qui.

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