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Milano, il dibattito sulle statue. L'idea: «Dedichiamone una a Fernanda Pivano»

La proposta di un circolo del Pd milanese. Vasile: «Non togliamo quella di Montanelli ma aggiungiamo statue dedicate alle donne»

Milano continua a non avere statue dedicate alle donne, o quasi. E così, con un dibattito tornato d'attualità intorno alla statua dedicata a Indro Montanelli, affiora una proposta: quella di dedicarne una a Fernanda Pivano, grande traduttrice (fece conoscere Hemingway agli italiani) ma anche scrittrice, giornalista e critica musicale, legatissima a Milano, sua città d'adozione.

«Non togliamo il monumento dedicato a Montanelli, ma aggiungiamo nuove statue dedicate alle donne che hanno fatto la storia», sintetizza l'idea Angelica Vasile, consigliera comunale del Partito democratico che già nel 2019 presentò una mozione a Palazzo Marino (approvata) per chiedere che Milano avesse almeno un monumento dedicato a una donna, visto che il conteggio (impietoso) era in quel momento di 121 a zero. Dopo la mozione in consiglio comunale, a Milano è stata inaugurata una statua dedicata all'artista Rachele Bianchi, in via Vittor Pisani.

Numerose le donne legate alla città che potrebbero essere omaggiate con una statua: Giuditta Pasta, Ada Negri, Cristina Belgiojoso, Grazia Deledda. E ora, appunto, il nome della Pivano. «Un'idea nata dal gruppo diritti del Circolo 02Pd», commenta il suo segretario Massimo Scarinzi. La Pivano fece molto anche per la comunità Lgbt italiana: giugno è il mese del Pride (che quest'anno non si svolgerà fisicamente per le norme sul distanziamento) e fu nella casa milanese di via Manzoni della Pivano che il movimento omosessuale italiano prese forma. Il circolo 02Pd ha avviato una raccolta firme.

Fernanda Pivano: chi era

Genovese di nascita e torinese di formazione, la Pivano ebbe come docente al ginnasio Cesare Pavese, che non l'ammise al liceo per il tema d'italiano "non idoneo", ma più avanti le procurò alcuni libri di autori anglosassoni come Ernest Hemingway e Edgar Lee Masters. Laureata in lettere, tradusse l'Antologia di Spoon River per Einaudi nel 1943 e, dopo la guerra, Addio alle Armi di Hemingway. Si trasferì a Milano dopo il matrimonio con Ettore Sottsass, nel 1949. 

Divenne in breve l'alfiera della letteratura americana in Italia, facendo conoscere gli autori della Beat Generation e anche altri più recenti, come Charles Bukowski. Si occupò di musica e strinse una collaborazione con Fabrizio De André, che si ispirò alla traduzione della Pivano dell'Antologia di Spoon River per l'album "Non al denaro, non all'amore né al cielo". Morì nel 2009 a Milano.

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