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Le nutrie di Sesto non verranno uccise ma sterilizzate

No all'eradicazione, soluzione spesso scelta dai Comuni: «Metodi brutali». Accordo Comune-Lav per sterilizzarle con l'unità mobile di Veterinaria di Torino

Sterilizzazione delle nutrie che vivono nel parco della Bergamella, nel territorio di Sesto San Giovanni, evitando di ucciderle. Le nutrie sono considerate animali infestanti e la legge regionale prevede la possibilità di avviare programmi di sterilizzazione. Nonostante questo, molti Comuni preferiscono una soluzione più drastica, quella dell'eradicazione. Non così a Sesto, la cui amministrazione ha deciso di finanziare la sterilizzazione con tecniche mini-invasive promossa dalla Lav (Lega anti-vivisezione) di Milano. 

«Il grado di civiltà di una comunità - commenta il sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano - si misura anche in base al trattamento che viene riservato agli animali che condividono con noi gli spazi sul territorio. Siamo orgogliosi di essere tra i primi Comuni in Italia a tutelare le nutrie senza causare loro inutili sofferenze. Non appena siamo stati contattati dalla Lav ci siamo subito messi a disposizione per collaborare a questo progetto che ci auguriamo possa essere d'esempio per tanti altri Comuni».

«La sensibilità verso gli animali selvatici presenti sui nostri territori - aggiunge l'assessore con delega alla tutela dei diritti degli animali, Alessandro Magro - va dimostrata con provvedimenti concreti e noi siamo fieri di aver intrapreso questa strada collaborando al progetto della Lav, che ringraziamo per la professionalità e la dedizione che da sempre la contraddistinguono. Con la sterilizzazione delle nutrie raggiungiamo un duplice obiettivo: da una parte lasciamo i roditori nel proprio habitat, dall'altra evitiamo una proliferazione incontrollata, a tutela dell'ecosistema del parco».

“Fortunatamente il sindaco di Sesto San Giovanni ha deciso di distinguersi dai suoi colleghi - afferma Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav Animali Selvatici - e, dopo essere stato contattato dalla nostra sede di Milano, ha deciso di collaborare ad un progetto che prevede la sterilizzazione delle nutrie, garantendo loro di poter continuare a vivere sul territorio».

Il progetto di sterlizzazione è stato avviato il 28 maggio con il coinvolgimento del Centro animali non convenzionali del Dipartimento di Veterinaria dell'Università di Torino che, con la sua clinica mobile, sterilizzerà le nutrie catturate dai volontari della Lav. Gli interventi saranno condotti in laparoscopia (in modo minimamente invasivo), consentendo alle nutrie di essere rimesse in libertà già dopo mezz'ora dalla sterilizzazione.

Eradicazione con camere a gas, una risposta spropositata

Spesso, invece, i Comuni scelgono la strada dell'eradicazione, sopprimendo le nutrie con metodi che comprendono le camere a gas (è successo a Milano per quelle del cimitero di Lambrate) o l'uso di pistole ad aria compressa o, ancora, i fucili dei cacciatori. Ma è lo stesso Ispra, la massima autorità scientifica nazionale per lo studio degli animali selvatici, a riconoscere l’impossibilità di eradicazione delle nutrie: la sterilizzazione rappresenta quindi la soluzione migliore per favorire la convivenza con gli umani, nel pieno rispetto della loro vita e del loro benessere.

La sterilizzazione (tecnica che prevede l’infertilizzazione) delle nutrie consentirà il controllo della loro popolazione, garantendo allo stesso tempo il presidio del territorio, impedendo la colonizzazione da parte di altri animali. Le nutrie non spariranno quindi dall’area di progetto, mantenendosi in equilibrio con l’ambiente e conservando il loro rapporto con le tante persone che se ne prendono cura, e che hanno inizialmente lanciato l’allarme, preoccupate per la loro incolumità.

«Siamo estremamente felici e ringraziamo il sindaco Roberto di Stefano per aver fin da subito voluto sostenere attivamente questo innovativo progetto - conclude Ilaria Turchini, responsabile della sede Lav di Milano -. Le nutrie si trovano sul nostro territorio a causa degli interessi economici degli allevatori di animali da pelliccia, che le hanno inizialmente introdotte nel nostro Paese, all’inizio del secolo scorso e successivamente disperse in natura a causa della crisi della pellicceria. È inaccettabile che paghino con la loro vita gli errori di noi umani».

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