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Licei e istituti di Milano ricoperti di striscioni contro Salvini: "Basta repressione"

Rete Studenti ha voluto protestare lasciando un segno davanti alle scuole superiori cittadine

"Milano è prima in repressione". Così si legge in uno dei tanti striscioni appesi da Rete Studenti di Milano nella notte tra il 15 e il 16 ottobre davanti a licei e istituti milanesi, per denunciare il piano 'Scuole sicure' del vice-premier Matteo Salvini e in contrasto con le dichiarazioni del vice-sindaco, con delega alla sicurezza, Anna Scavuzzo.

I manifesti, esposti di fronte alle scuole Berchet, Leonardo, Boccioni, Verri, Tito Livio, Cattaneo e Vittorio Veneto sono stati "decorati con una rete metallica, simbolo di chiusura e controllo, e del nastro bicolore, rosso-bianco e giallo nero, per ricostruire simbolicamente una scena del crimine", come si legge in una nota dell'associazione studentesca.

Rete Studenti di Milano ha denunciato l'utilizzo dell'80% dei fondi "per la repressione", a fronte di meno del 20% "per dei percorsi di approfondimento", nonostante i dati indichino che "in questi anni l'approccio repressivo sul tema delle sostanze, questione centrale soprattutto tra i giovani, non abbia portato a risultati positivi".

Molti gli studenti contro

Non tutti però sono d'accordo con il tenore delle scritte. "Ci tenevo - spiega a MilanoToday Pietro Mari, rappresentante d’istituto della componente studentesca - a sottolineare la totale estraneità riguardo a questa iniziativa da parte degli studenti della scuola. Si è trattato di un’azione fatta da persone che non fanno parte della nostra scuola e che hanno sfruttato la facciata del nostro liceo per fare campagna per i propri interessi senza discuterne in alcun modo con gli studenti della scuola. È un’azione dalla quale sento di dissociarmi personalmente e penso che una gran parte degli studenti del mio liceo la pensi come me. Per quanto mi riguarda nessun tipo di affissione politica su una facciata di una scuola pubblica dovrebbe essere ben accetta indipendentemente dal colore politico. Se si vuole discutere democraticamente per quanto ci riguarda ci sono le assemblee scolastiche e non accettiamo che persone che probabilmente non hanno nulla a che fare con il mondo scolastico sfruttino i muri della nostra scuola per i loro scopi propagandistici".

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