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Case popolari: basta col dire "non è di nostra competenza"

L'edilizia popolare, almeno quella di Aler, è sicuramente di competenza regionale, ma il Comune può comunque sfidare il Pirellone e intanto fare altre cose

Pierfrancesco Maran, che di Milano è assessore uscente all'urbanistica, lo ha detto in modo che più chiaro non si può: "Non dobbiamo trincerarci dietro al 'non è di nostra competenza'. Su sanità, trasporti e case popolari dobbiamo sfidare la Regione Lombardia". La cornice era quella di Cascina Merlata, fiore all'occhiello della Milano post Expo. L'occasione, la presentazione della candidata di centrosinistra alla presidenza del Municipio 8, Giulia Pelucchi. Maran ha ragione da vendere: per i cittadini di Milano, quelli sono temi fondamentali. Non ha importanza di chi sia la competenza ad occuparsene. Chi si candida a governare la città ha il dovere di dire che cosa ne pensa. E che cosa potrebbe fare, in ogni caso, il Comune, almeno sui corollari: lavoro, socialità e decoro, ad esempio.

A qualche centinaio di metri da Cascina Merlata ci sono le 'stecche' di via Bolla, le case popolari occupate abusivamente in percentuali rilevanti (e soprattutto da rom, ma questo non conta), con problemi di ordine pubblico che quasi non fanno più notizia rispetto a quando, anni fa, se ne occupavano le televisioni nazionali. Per far finire quelle case sui giornali occorrono ormai le maxi risse o le retate. Lo stato di conservazione degli alloggi e delle parti comuni è desolante. Aler, proprietaria delle case, se potesse se ne disferebbe. Ci ha provato, scrivendo nel bilancio preventivo del 2018 che era sua intenzione cedere gli edifici "ad un operatore specializzato", un privato quindi, che pensasse a riqualificare e riscuotere i canoni d'affitto. In quel momento gli alloggi occupati abusivamente erano 65 su 244. 

Ma non se n'è fatto nulla. Difficile, forse impossibile, trovare un privato disposto a rilevare gli edifici "nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano", ovvero (come scriveva sempre Aler) una situazione "diventata ingestibile anche dalle istituzioni preposte all'ordine pubblico". L'anno prima, 2017, il presidente di Aler Mario Angelo Sala e vari politici di entrambi gli schieramenti sembravano invece favorevoli ad abbattere le palazzine, come soluzione più economica rispetto al recupero. Un'idea accantonata ma riproposta dalla stessa Regione a dicembre 2020, in sede di bilancio: il Pirellone ha stanziato 42 milioni di euro per quattro quartieri, tra cui via Bolla, dove si prevedeva (dal 2021) di ricollocare gli inquilini regolari, sgomberare quelli abusivi e poi procedere con le ruspe.

Il 2021, però, è sul finire. Nessuno ha più parlato di questo piano. Regione e Aler hanno messo un'altra volta il silenziatore al tema di via Bolla? A Milano, il 3 e 4 ottobre, si vota. Di case, per ora, si parla ben poco. Forse perché "non è di competenza" (almeno per quanto riguarda quelle popolari di Aler). Forse perché i temi spinosi sono scomodi per tutti: maggioranze, opposizioni, sindaci uscenti e sindaci aspiranti. Ma, ecco, se sfida dev'essere, che vada a toccare anche i temi complicati, anche gli argomenti non strettamente di competenza del Comune.

Quello delle case popolari è un argomento che non riguarda soltanto via Bolla. E non riguarda soltanto l'edilizia, ma anche la rigenerazione dei quartieri, l'immissione di elementi di socialità, decoro, cultura, lavoro. Ecco, anche, perché è importante parlarne in vista delle elezioni comunali. Se la riqualificazione degli stabili compete (laddove di proprietà regionale) ad Aler, tanti altri aspetti riguardano in realtà l'attività degli assessorati comunali. Ci aspettiamo dunque che i candidati inchiodino Regione Lombardia sulla spesa preventivata per quattro quartieri popolari (e, per via Bolla, sull'abbattimento previa ricollocazione degli inquilini regolari) e, contemporaneamente, non si esimano dal fare proposte di corollario, affinché i quartieri popolari milanesi offrano in futuro migliori condizioni di vita ai loro abitanti.

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