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A Teatro con Giada

A Teatro con Giada

A cura di Giada Giaquinta

Il banchiere anarchico al Teatro Arsenale

Da oggi fino al 27 febbraio sarà in scena l'adattamendo della regista Marina Sperafico del racconto di Fernando Pessoa

Siamo tutti consapevoli del rapporto che abbiamo con le ideologie e con i ragionamenti preconfezionati? Nonostante ognuno di noi sia convinto di ragionare con la propria testa (e questo è vero in parte) ci serviamo spesso di luoghi comuni e di idee preconfezionate. Uno spunto di riflessione a riguardo viene fornito dal dialogo fra il banchiere e il giornalista, personaggi del  racconto di Fernando Pessoa. Per realizzare la sua utopia anarchica, il protagonista ha deciso di diventare banchiere. Egli espone il cammino che lo ha portato a realizzare il suo ideale, agendo “apparentemente” in maniera opposta a quanto l’anarchismo detta. Al bando le false verità, le apparenze, per la ricerca dell’intima essenza delle cose, nascosta appunto sotto il velo dell’apparenza (possiamo chiamarlo anche "di Maya", per i filosofi). La regista Marina Sperafico motiva la propria scelta di portare in scena un autore come Pessoa perché lo reputa "Una delle menti lucide del Novecento. Ama il paradosso, che amo anch’io, perché è un procedimento che rivela la realtà ‘per assurdo’. Una variazione dell’antico e sempre attuale Castigat, ridendo, mores (castiga, col riso, i costumi). Credo quindi che questo testo sia una miniera di pensiero e che, nella sua spietata inesorabilità, apra voragini sugli usi, i costumi e i comportamenti di oggi e di sempre. Il tema è solo in apparenza paradossale in quanto, come sostiene Pessoa, un paradosso ha valore solo quando non lo è. Il banchiere poi viene dal popolo: è un tipo simpatico, accattivante e pieno di senso dell’umorismo: quello che ci vuole per farne un personaggio teatrale". Quando il giornalista chiede al banchiere se ha rinnegato le sue idee di gioventù, la risposta del banchiere è un lungo ragionamento, dove passo dopo passo spiega al suo amico come l’unico mondo per essere veramente anarchico sia diventare ricco. "Non ci sono altri mezzi per sfuggire all’onnipotenza dello Stato e delle convenzioni sociali". L’unica rivoluzione possibile è la riscossa individuale. “Il vero male, l’unico male, sono le convenzioni e le finzioni sociali, che si sovrappongono alle realtà naturali; tutto, dalla famiglia al denaro, dalla religione allo stato”. Il banchiere racconta, lentamente, che l’unica via per ribellarsi a tutto questo è spezzare le proprie catene.

Il banchiere anarchico, da stasera al 27 febbraio 2011

Ore 21:00

Teatro Arsenale - via cesare correnti 11, Milano

https://www.teatroarsenale.it

 

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