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Sant'Ambrogio

L'anfiteatro di via De Amicis: l'"arena" di Milano dimenticata

Al numero civico 17, entrando da un portone che non aiuta certamente il passante ad immaginare cosa potrebbe trovare pochi metri davanti a lui, troviamo il Parco dell'Anfiteatro e Antiquarium Alda Levi

Parlando di Arena è abbastanza normale pensare a quella all’interno del parco Sempione. Non è escluso, anzi, abbastanza probabile, che il termine stesso possa condurre il pensiero anche a Verona.

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"L'altra" Arena di Milano © Milanodavedere.it

Difficile, molto più difficile, pensare od immaginare che con questa parola si identifichi anche una struttura in centro a Milano, per la precisione in via De Amicis. Al numero civico 17 infatti, entrando da un portone che non aiuta certamente il passante ad immaginare cosa potrebbe trovare pochi metri davanti a lui, troviamo il Parco dell’Anfiteatro e Antiquarium Alda Levi.

E’ incredibile come, una volta entrati, la sensazione che si avverte sia quella di un vero viaggio nel tempo: sforzandosi di non sentire i rumori del traffico e soffermando lo sguardo sui tanti particolari che qui troviamo, l’emozione di essere tornati indietro di quasi 2000 anni, non può che colpirci.

Ed affascinarci. Nel 1936, in seguito ad alcuni scavi effettuati in quest’area, vennero alla luce parti dei muri radiali di quella che fu l’Arena di Mediolanum. L’anfiteatro, costruito fuori le mura tra il II e il III secolo era lungo 155 metri e largo 125: tali dimensioni lo rendevano tra i più grandi edifici del genere, come il Colosseo.

Poteva ospitare fino a 35 mila spettatori che assistevano alle venationes (lotte tra uomini e animali) o ai munera (combattimenti tra gladiatori).

L'edificio venne abbandonato nei primi secoli del Cristianesimo ed in seguito venne demolito durante un attacco dei barbari alla città, probabilmente nel 539. L’anfiteatro divenne una cava di materiali edili: a Milano la pietra era un materiale raro e doveva essere fatto arrivare, trasportandolo da lontano: per questo motivo molto spesso venivano riusate le pietre o che fino a poco tempo prima erano un edificio o come in questo caso, un anfiteatro.

Spostandoci poche centinaia di metri, possiamo avere una percezioni di questo “riutilizzo”: le fondamenta della basilica di San Lorenzo sono state fatte proprio con i blocchi di pietra che prima costituivano il muro di summa cavea dell’anfiteatro.

Costruita a partire dal V secolo in una zona molto importante della città romana, era un edificio nobile della cristianità; subì due ricostruzioni radicali: in entrambi i casi si cercò di recuperare i materiali e le strutture originarie. Nel 1071 e nel 1075 la chiesa subì due incendi ed nel 1103 crollò la cupola: tali danni portarono ad una riedificazione in forme romaniche.

Nel 1573 un nuovo crollo della cupola: Carlo Borromeo affidò i lavori a Martino Bassi che non cambiò la struttura precedente, ma cambiò la pianta e rinforzò i pilastri. La nuova cupola divenne la più grande di Milano. Restaurata nuovamente agli inizi del 1900 e ancora nel 1937, la chiesa conserva i tratti dell’epoca paleocristiana nelle cappelle di S.Sisto, S.Aquilino e S.Ippolito, oltre che, come detto, nelle fondamenta ed una delle torri.

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