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Venerdì, 19 Aprile 2024

Movida: serve il "sindaco della notte". I divieti non sono la soluzione

Il difficile è venire incontro a tutti, ascoltando e dopo decidendo con saggezza. L'ascolto e la partecipazione servono esattamente a questo

Dunque la soluzione dei problemi legati alla movida starebbe nel vietare l'alcol fuori dai locali. Laddove la folla diventa potenzialmente ingestibile in caso di necessità (esempio, interventi urgenti di forze dell'ordine, vigili del fuoco e così via), la ricetta per limitarla starebbe nell'eliminazione delle bevande alcoliche per l'asporto: tutti quelli che vogliono consumare birra, cocktail e superalcolici dentro i locali, chi non trova posto si accontenta di Coca Cola e Virgin Mojito.

Le parole della vice sindaco (e assessora alla sicurezza) Anna Scavuzzo fanno intendere che l'obiettivo dell'ordinanza recentemente firmata dal sindaco Giuseppe Sala sia quello di ridurre il numero di persone che si radunano (tutte le sere) in via Lecco e (nel weekend) in zona Garibaldi. L'ordinanza vieta infatti l'alcol da asporto, con qualunque contenitore, dalle 22 alle 5. Si capisce subito che vi siano interessi contrapposti e molteplici: i gestori dei locali, sorti quasi come funghi con la crescita dell'attrattività della zona di via Lecco, sono preoccupati dei contraccolpi legati alla diminuzione della clientela. La comunità Lgbtq+, che in via Lecco trova margini di sicurezza più alti che altrove, è preoccupata di difendere quest'avamposto cittadino, che non è e non vuol essere un 'ghetto' ma, anzi, un luogo aperto e contemporaneamente sicuro. I residenti semplicemente chiedono di dormire. 

Sono tutte esigenze legittime e una seria e sana politica cittadina deve metterle sullo stesso piano valoriale. Questo non significa non prendere decisioni, ma cercare di raggiungere un risultato 'win-win-win' e non 'win-lose-lose'. Per i risultati in cui vince uno solo, non serve essere fini politici. Il difficile è venire incontro a tutti, ascoltando e dopo decidendo con saggezza. L'ascolto e la partecipazione servono esattamente a questo. 

Del resto, è provato dalla scienza politica che, quando si riesce a mettere attorno allo stesso tavolo i diversi portatori d'interessi affinché si ascoltino a vicenda, si stemperano i conflitti. Quasi mai questi tavoli, se condotti in modo serio, finiscono con le gambe all'aria. Più spesso si trova una soluzione che, magari, non è l'ottimo di nessuno, ma trova un plauso in quasi tutti. Almeno si può dire di averci provato. Per via Lecco, i gestori dei locali proponevano un provvedimento di chiusura anticipata in modo da stemperare l'affollamento senza farlo durare fino a notte fonda. Probabilmente avrebbero litigato con i residenti sulla scelta dell'orario di chiusura (mezzanotte? L'una? Le due?) ma alla fine avrebbero trovato un compromesso. Proponevano poi l'adozione di security private in modo da limitare gli 'effetti collaterali' della movida, come il rumore e quache inevitabile intemperanza ogni tanto. Fino a questo momento non sono stati ascoltati. 

La comunità Lgbtq+, che ha organizzato un presidio subito dopo l'ordinanza (intitolato 'Sedute') per protestare contro la decisione della giunta, spalleggiata in questo da ben due liste che pure sostengono la rielezione di Sala (Milano Unita e Milano Radicale) e da un giovane candidato del Pd (Michele Albiani), dovrebbe essere attentamente ascoltata quando parla di 'spazio sicuro' per divertirsi e stare insieme. Ma questo concetto vale per chiunque frequenti i luoghi di movida: più c'è gente, meno accadono cose spiacevoli.

E chi non intende rispettare le 'regole' di convivenza civile non le rispetterà nemmeno dopo l'ordinanza. Questo assunto basterebbe a non tranquillizzare i residenti che, per varie e legittime ragioni, di movida sotto casa ne vorrebbero un po' (anche loro capiscono che c'è più sicurezza quando c'è gente in giro) ma molta meno che adesso in via Lecco. Come si vede, l'ordinanza di Sala non è un 'win-win-win' ma un 'lose-lose-win', in grado di accontentare forse soltanto una parte dei residenti: certamente in via Lecco la massa di persone sarà un po' meno massa, ma soltanto perché la stragrande maggioranza di chi frequenta la movida vuole bere alcolici. Se improvvisamente il novanta per cento degli affezionati della movida si accorgesse che, per divertirsi e stare insieme, un cocktail analcolico è assolutamente identico al corrispondente con gin, tequila o rhum, e una tonica può tranquillamente sostituirsi a una birra senza che si perda smalto nella conversazione (vi assicuro, è esattamente così, provare per credere), ecco svanito di colpo l'unico risultato a cui, con l'ordinanza, l'accoppiata sindaco e vice aspira: pur di stare in via Lecco, la gente passerebbe alla tonica e al Virgin Mojito, le persone sarebbero allo stesso modo simpatiche, brillanti e divertenti e addio sogni di dispersione della folla.

Non se ne accorgeranno perché (ancora legittimamente) preferiscono la birra alla tonica, il Margarita con tequila al Margarita con limonata. Se il sindaco terrà la barra dritta, finiti i posti a sedere dentro i locali sfolleranno da via Lecco e andranno altrove. Creando probabilmente, in qualche anno, un'altra zona movida da regolamentare con una simile ordinanza. Oppure la giunta tornerà sui suoi passi, accorgendosi che i residenti di Porta Venezia (o meglio, una loro parte) non sono gli unici portatori d'interessi anche se pure i loro interessi sono legittimi, ma va comunque soppesato l'investimento economico dei proprietari di locali e l'investimento 'sociale' sia della comunità Lgbtq+ sia di tutti coloro che hanno imparato ad amare le serate in via Lecco. Ci vuole un tavolo con tutti attorno, diretto da qualcuno che sia aperto alle richieste dei vari soggetti e creativo quanto basta per trovare soluzioni il più possibile 'win-win-win'. Un sindaco 'di tutti', come si dice sempre appena si viene eletti. Un sindaco 'della notte', propone qualcuno, che abbia le competenze necessarie per tradurre in ordinanze condivise le richieste provenienti dalla città, conciliandole.

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