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Venerdì, 19 Aprile 2024
T'el see che a Milan... ?

T'el see che a Milan... ?

A cura di Enea Rossini

Duomo

Quando in Piazza Duomo c'era un quartiere "popolare"

Botteghe, laboratori di stampatori e locande, oltre a negozi che vendevano "chincaglierie". Non solo, proprio nel cuore di Milano c'erano edifici fatiscenti e ai loro angoli "malnatt" che cercavano di derubare i pellegrini arrivati in città per visitare la Cattedrale. È questa Piazza Duomo a metà 1800. Una piazza "popolare", lontana anni luce dall'attuale salotto buono, nato con i lavori di ammodernamento di fine secolo e frutto del progetto dell'architetto Giuseppe Mengoni (il papà della Galleria Vittorio Emanuele). Una piazza che continua a vivere nei dipinti di Angelo Inganni e degli altri pittori milanesi.

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Mappa - Il centro di Milano in una cartina del 1860

La Piazza Duomo di metà 1800 era "popolare" ma anche strutturalmente diversa: era più stretta e la Cattedrale era semi-nascosta dietro due edifici il Rebecchino e il Coperto dei Figini. Il primo era un rione costituito da un solo isolato, un agglomerato di palazzi tra i 4 e i 5 piani (a forma di pentagono irregolare) al cui interno si nascondevano 4 angusti cortili. Il nome, secondo la storica italiana Levi Pisetzki, deriverebbe da un'antica osteria nata in quegli spazi nel XVI secolo che aveva nella sua insegna una donna intenta a suonare la ribeca, strumento antenato del violino.

Di fronte al Rebecchino, invece, si trovava il Coperto dei Figini: un palazzo costruito in pieno Rinascimento da Guiniforte Solari, ingegnere della Veneranda Fabbrica del Duomo, su commissione di Pietro Figini. Per quattro secoli fu uno dei luoghi d'incontro per i milanesi e proprio all'interno del Coperto aprì il primo Caffè Campari (l'antenato del colosso del beverage). Ma al suo interno si trovava veramente di tutto.

Il Coperto non era una sorta di centro commerciale, definirlo così sarebbe sbagliato, ma sotto ai portici si trovavano diverse attività una in fila all'altra, come si legge in "Descrizione di Milano e de' principali suoi contorni", un volume di circa 300 pagine pubblicato nel 1841 dallo stampatore Luigi Zucoli. Una sorta di guida turistica che, come scritto nel colophon, raccoglie le "notizie più importanti che riguardano la storia antica e moderna" con tanto di pianta di Milano e di dettagli sulle "Strade ferrate" e delle "Gondole in posta". Già, perché all'epoca i Navigli non erano ancora stati coperti ed erano delle vere e proprie vie d'acqua. Il libro di Zucoli non è altro che una sorta di Lonely Planet ante litteram con tanto di suggerimenti su dove andare a mangiare (si può consultare a questo indirizzo).

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Foto - Colophon della guida

Sotto ai portici del Coperto, oltre al laboratorio dello stampatore, c'erano caffè, come quello di Gandini, ma soprattutto negozi di chincaglierie (soprammobili di basso valore). La concorrenza era tanta, uno accanto all'altro si susseguivano i negozi di Carlo Manini che vendeva "Manifatture diverse, chincaglieria, bronzi, stoffa, mobilia straniera, oggetti di lusso", l'emporio di Germano Zucchi e Cesare Radice. Tutti (forse) con la stessa merce. La guida del 1841 non cita il caffè Campari perché gli antenati del colosso del beverage aprirono il loro locale nel 1862, due anni prima della demolizione del Coperto.

L'idea di abbattere sia Rebecchino che Coperto dei Figini iniziò a prendere piede a inizio 1800. In età napoleonica si pensò di demolire i due edifici per costruire al loro posto monumenti civili tra cui un palazzo in grado di accogliere un tribunale. Non se ne fece niente per mancanza di fondi. Durante la restaurazione venne commissionato un nuovo progetto ma anche in questo caso le opere si concentrarono solo sulla parte posteriore del Duomo (furono abbattute le case del cantiere della Veneranda Fabbrica).

Rebecchino e Coperto ebbero il loro destino segnato dopo l'unificazione d'Italia (e un periodo di stabilità politica). Il comune, infatti, voleva dotare il centro cittadino di una nuova fisionomia monumentale, un aspetto necessario per una città che ambiva ad assumere un ruolo di primo piano nel neonato Regno. Fu bandito un concorso internazionale per il totale ridisegno di piazza Duomo e delle vie adiacenti e lo vinse Giuseppe Mengoni. Il primo edificio a essere sacrificato fu il Coperto, abbattuto nel 1864 e lasciò spazio alla Galleria Vittorio Emanuele. Il Rebecchino, invece, sopravvisse altri 11 anni: sparì sotto il colpo di martelli e picconi nell'ottobre 1875.
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Foto - Piazza Duomo a Milano. A sinistra il Rebecchino, a destra il Coperto, alle spalle il Duomo

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