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T'el see che a Milan... ?

T'el see che a Milan... ?

A cura di Enea Rossini

Piccole curiosità, storie, aneddoti e leggende all'ombra della Madonnina

T'el see che a Milan... ? Via Melzo

Da cinema per poveri a biblioteca di Milano: la storia

Si tratta dell'ex cinema Dumont, tra via Frisi e via Melzo

Chiunque sia passato per via Frisi, almeno una volta è rimasto a contemplare, probabilmente a bocca aperta, i fregi e i bassorilievi dell'edificio all'angolo con via Melzo, oggi sede della biblioteca di Porta Venezia. Ma qual è la storia di questo pregevole edificio Liberty? L'ex cinema Dumont, questo il suo nome, venne realizzato tra il 1908 e il 1910 per volere dei fratelli Giuseppe e Alfredo Galli, che al suo interno avrebbero poi creato un cinematografo. 

Come testimoniano i numerosi motivi vegetali presenti sulla facciata, l'edificio, oggi sotto vincolo monumentale, venne disegnato in stile floreale, quello maggiormente alla moda in quell'epoca, dagli architetti Ferdinando Tettamanzi e Giovanni Mainetti. Il nome francese 'Dumont' gli venne affibbiato per dare un'aria esotica allo spazio, a testimonianza del fatto che l'esterofilia dei milanesi ha radici molto antiche. L'edificio, realizzato in una zona che era stata agricola e dove ancora scorrevano molte rogge, fu tra i primi a essere costruito appositamente per diventare un cinema. Un tempo l'abitazione dei proprietari vi sorgeva accanto.

Una volta ultimati i lavori, il cinema Dumont contava oltre 500 posti a sedere, oltre a sala d'aspetto bar. Inizialmente la clientela era di buon livello, ma lentamente il cinematografo andò incontro a una progressiva decadenza. "Al Dumont - scriveva Alberto Lorenzi ne 'I Cinematografi di Milano' (1970, ed. Mursia) - entravan giovinotti poverissimi, dal naturale, oltre a tutto, incredibilmente facinoroso, 'lokk' veri e propri, dalle intenzioni prave: ciampicavano apposta all'entrata, facendo rimbombar tutta la sala, correvano sul pavimento di legno sollevando rumore di tuono, sbatacchioni di prima forza coi sedili ribaltabili, pronti all'entusiasmo più fragoroso durante certe disgraziatamente movimentate sequenze di film, e alla scena del bacio a fare salacissimi commenti, a sbeffeggiar gli amorosi con imitazioni di miagolii di gatti, con voci nasine. C'era da giurare che andassero al Dumont soltanto per il gusto di provocare un fracasso d'inferno, diavoli scatenati com'erano. Si avvertiva l'odore di zolfo dei loro fiammiferi di legno mentre accendevano sigarette popolari il cui fumo poi s'avvolgeva nel fascio di luce della macchina di proiezione, chè i 'lokk', difatti, disubbidivano regolarmente all'ammonizione, illuminata in rosso nella penombra: 'Vietato fumare', che si alternava al Dumont con quest'altra: 'Vietato sputare'".

"Si recavano al cinema portando provviste - continua il testo di Lorenzi - eran divoratori voraci di 'straccadent', detti altrimenti 'staccaganass' (dolci durissimi), avevan le tasche gonfie di arance. S'udiva a un tratto un gradevolissimo profumo d'arancia: subito dopo una buccia d'arancia vi arrivava in pieno viso, lanciata come distrattamente. Mentre si trovava posto procedendo a fatica tra una fila e l'altra di poltroncine, scricchiolavan sotto le scarpe gusci di noci e di caldarroste con un rumore di foglie secche su uno stretto sentieruolo di campagna. Gli spettatori davanti raccoglievan accuratamente nelle palme della mano duri semi di carrube - o, nella stagione propizia, noccioli di ciliegie, - per poi lanciarli a grandine sulla nuca del pianista che stava eseguendo musiche romantiche come la 'Serenata Toselli' o la 'Prière d'une vierge'".

"Ad ogni rappresentazione - prosegue il libro - un litigio era immancabile, una rissa con ben consenzienti vicini; scintillavan nella penombra sclerotiche d'occhiacci biechi, s'udivano assordanti parolacce e suon di man con elle, orrende voci perturbatrici si levavano a commento, lo spettacolo prendeva sempre spiacevoli pieghe, decisamente tendeva al rovinoso; interveniva la 'maschera', scelta tra nerboruti tipi di ex boxeurs, ad afferrar, ricordando Maciste, per la collottola i litiganti, estrarli dalle dondolanti poltroncine e cacciarli fuori con maniere adeguate all'evento, e a quei ribaldi".

Dopo la morte dei proprietari, il cinema, nel 1932, chiuse i battenti. Sopravvissuto ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, divenne prima autosalone, e, successivamente, negli anni '70, sede delle ambulanze della Croce Santa Rita. Nel 1994 la sala del cinema venne trasformata in un'autorimessa su più piani, nonostante i residenti del quartiere fossero fortemente contrari, volendo salvaguardarla; a venire risparmiata, invece, fu la sala d'aspetto, attuale sede della biblioteca comunale Venezia, trasferitasi qui dai Caselli nel 2001.

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