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T'el see che a Milan... ?

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A cura di Enea Rossini

Piccole curiosità, storie, aneddoti e leggende all'ombra della Madonnina

T'el see che a Milan... ? Crescenzago / Via Padova, 269

Crescenzago, ecco la storia dell'uomo che inventò i coriandoli

Si chiamava Enrico Mangili ed era un ingegnere. Ebbe l'idea di utilizzare i dischetti di carta scarto dell'allevamento dei bachi da seta per lanciarli sui carri

Piccoli ritagli di carta associati alla gioia carnevalesca, i coriandoli e le stelle filanti sono amati da tutti i bambini e non solo. Ma in pochi sanno che vennero inventati proprio a Milano, per la precisione a Crescenzago. Prima che questo indiscusso simbolo del Carnevale diventasse tale, per le feste si usava lanciare dei confetti. Non a caso ancora oggi la parola 'coriandoli' in molte lingue - tra cui inglese, tedesco e spagnolo - si traduce con il termine 'confetti'. La confusione linguistica tra i due vocaboli nasce dal fatto che prima del '600 i confetti venissero chiamati anche coriandoli perché all'interno invece delle mandorle contenevano semi di coriandolo.

Ma veniamo all'invenzione dei coriandoli e delle stelle filanti cartacei, così come li conosciamo oggi. Nel 1875 l'ingegner Enrico Mangili di Crescenzago - che all'epoca era un comune a parte - ebbe l'idea di riciclare i cerchi scarto delle carte traforate che venivano utilizzate negli allevamenti di bachi da seta, all'epoca particolarmente numerosi in Lombardia. Fu così che nacquero queste icone carnevalesche. L'idea di Mangili di lanciare i dischetti colorati sui carri riscosse subito successo, tanto che i coriandoli vennero anche commercializzati dall'ingegnere.

Chi era l'inventore dei coriandoli

Enrico Mangili, ingegnere e industriale, era anche un filantropo, oltre che un fervente patriota e un membro attivo dello scenario culturale milanese del suo tempo. Per merito suo venne creato un asilo per i figli delle filatrici di Crescenzago. L'uomo ebbe l'idea di utilizzare gli avanzi cartacei della sericultura, osservando i numerosi tondini di carta che venivano gettati dopo la preparazione delle lettiere dei bachi da seta, che avveniva, appunto, traforando dei grandi fogli. 

L'ingegnere era proprietario di una stamperia di tessuti che aveva sede a Villa Lecchi, tra piazza Costantino, la Martesana e via Meucci, sempre nel quartiere Crescenzago. Qui i macchinari funzionavano anche grazie alla forza idraulica della corrente del Naviglio, le cui acque muovevano una ruota.

Mangili, in ogni caso, passò alla storia come l'inventore dei coriandoli e delle stelle filanti, che grazie a lui iniziarono a essere lanciati a Carnevale. Fino ad allora era costume utilizzare oggetti molto meno innocui, come uova, gessetti, arance, monete o confetti di coriandolo. Oggi in via Padova 269, dove un tempo Mangili aprì l'asilo per i bambini delle tessitrici, un busto ricorda il benefattore.villa lecchi-2

(Villa Lecchi, foto Facebook/Domenico Valsecchi)

La rivendicazione di Fenderl

Ad attribuirsi la paternità dei coriandoli c'è anche un altro ingegnere: il triestino Ettore Fenderl. Secondo il suo stesso racconto, riferito a radio Rai nel 1957, da bambino Fenderl avrebbe inventato i coriandoli quando, nel 1876, non avendo i soldi per acquistare i confetti di gesso allora in uso, ritagliò dei triangolini di carta.

La differenza fondamentale tra la trovata del triestino e quella di Mangili è che solo nel secondo caso i dischetti vennero commercializzati, arrivando a essere utilizzati in modo diffuso. Questo elemento discriminante permette di attribuire l'invenzione all'ingegnere milanese, a cui per altro si deve anche la creazione delle stelle filanti: nell'idearle l'uomo si ispirò alle striscioline di carta che scorrevano nei telegrafi per ricevere i segnali alfabetici Morse.

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