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Alessandro Gemme

Giornalista

A Milano c'era un laghetto proprio alle spalle del Duomo

È stato immortalato in una delle prime foto di Milano, dipinto dai paesaggisti ma poi è stato coperto. Sotterrato per ordine di un imperatore e (quasi) dimenticato dai milanesi, ma il laghetto costruito in pieno medioevo a due passi (letteralmente) da quella che oggi si chiama Piazza Duomo continua a "vivere" anche grazie alla toponomastica che non ha dimenticato quello che per quasi 500 anni è stato l'approdo più interno della città. È il laghetto di Santo Stefano, un modesto bacino che ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del Duomo di Milano.

L'opera fu realizzata alla fine del 1300, più precisamente tra il 1388 e il 1389, quindi pochi anni dopo la posa della prima pietra del Duomo di Milano (1386), per abbassare il costo di trasporto del marmo di Candoglia. Nei primi anni di cantiere della Cattedrale il materiale, estratto dalle cave sopra Mergozzo (Verbano-Cusio-Ossola) arrivava a Milano proprio grazie alla rete di vie d'acqua che collegavano il Lago Maggiore alla città. Un percorso di circa 115 chilometri ma l'ultima parte del tragitto, più precisamente i due chilometri via terra fra il lago di sant'Eustorgio (l'antenata della Darsena) e il cantiere della fabbrica del Duomo, costava da sola come un quinto del costo totale di trasporto. Questo perché i blocchi di marmo venivano caricati su carretti di legno e trainati al cantiere manualmente o tramite l'utilizzo di animali.

Per abbattere i costi iniziò a farsi largo l'idea di realizzare un bacino più interno e più vicino al cantiere del "Dom". L'approdo fu individuato su un terreno in cui si teneva un mercato del bestiame, praticamente nei pressi della chiesa di Santo Stefano. In pochi mesi fu scavato il fosso del lago; non solo, si procedette, attraverso la Vettabbia, anche al collegamento tra il Naviglio Grande e la cerchia interna (composta da Naviglio Morto - Fossa Interna - Naviglio di San Gerolamo). In questo modo il marmo della cave di Candoglia arrivava a Milano in una settimana percorrendo il Toce, il Lago Maggiore, il Ticino, il Ticinello, il Naviglio Grande e poi l'ultimo tratto fino alla "Conca della Fabbrica".

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Mappa - Una vecchia cartina di Milano in cui si vede il laghetto di Santo Steano e il Duomo 

L'opera costruita a fine 1300 subì qualche modifica a inizio 1400 quando Francesco Sforza fece ampliare e drenare la cerchia dei Navigli e, quindi, anche il Laghetto. Con queste modifiche anche i barconi che trasportavano merci più pesanti potevano accedere senza troppi disagi alla cerchia interna.

Per secoli il bacino ha accolto il marmo destinato alla Cattedrale e secondo alcune stime dal laghetto sono transitati ben 550mila blocchi. Con l'avanzamento dei lavori e man mano che la Cattedrale milanese si avvicinava al completamento il trasporto di marmo diminuì gradualmente fino ad azzerarsi. Il laghetto comunque sopravvisse: in un primo tempo continuò ad essere utilizzato come approdo per merci come legna e carbone, poi cessò anche questo utilizzo.

Nel 1857 il laghetto di Santo Stefano fu coperto. Fu l'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria a ordinare l'interramento a causa dei problemi igienici causati dal porticciolo alla Cà Granda (l'ospedale che si trovava nell'edificio che ospita la Statale).

La topografia di Milano, tuttavia, non ha dimenticato l'esistenza dell'approdo alle spalle del Duomo. Accanto all'ateneo, proprio in corrispondenza del luogo in cui sorgeva la "Conca della Fabbrica" si trova via Laghetto. Ad imperitura memoria, come dicevano gli antichi romani.

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Foto - L'attuale via Laghetto a Milano

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