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Carte bancomat, "se la banca non dimostra la colpa del consumatore e’ obbligata a restituire la somma sottratta"

I furti dei bancomat in questi tempi si sono sempre più moltiplicati e sempre più istituto di credito rifiutano di rimborsare il maltolto anche se è obbligo di questi, se non vi è stata imperizia da parte dell'utente, farlo nei termini dettati dalla direttiva europea 2007/64/CE

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

La vicenda è un classico delle truffe, una signora sola si reca al supermercato e con un sotterfugio un gruppo di malcapitati riesce a sottrarle la borsa e rubarne il contenuto. Accade poi che oltre ai soldi e agli effetti personali i malcapitati rubino anche il bancomat e con l'utilizzo di tecnologie informatiche anche il denaro dal conto corrente. E' questo quanto accaduto ad una cittadina milanese che si è rivolta a CODICI per ricevere assistenza dopo che la banca, informata del furto, non aveva accettato di restituire quanto illecitamente sottratto dicendo che secondo lei i soldi erano stati sottratti tramite l'utilizzo del codice PIN che sarebbe stato trovato insieme al bancomat o comunque nella borsa della signora.

A parte la ricostruzione alquanto fantasiosa e che non corrispondeva al vero, sta alla banca dimostrare la malafede della cliente, non supporre su basi del tutto infondate che l'unico sistema per violare i suoi sistemi di sicurezza fosse quello di aver trovato il codice PIN insieme alla carta di pagamento. Esistono migliaia di sistemi (phishing ecc) che consentono di trovare il codice pin senza che questo fosse precedentemente conosciuto. Li si trova anche su internet!

CODICI si è rivolto all'Arbitro Bancario e Finanziario della Banca d'Italia per chiedere che fosse applicata in fin dei conti, la direttiva europea 2007/64/CE che proprio su questo tema sancisce come sia onere dell'Istituto bancario dimostrare il dolo del cliente e se questo non fosse possibile, restituire il maltolto salvo applicare una "penale" di 150€ applicabile in tali casi.

Alla fine l'ABF ha dato ragione alla signora come ci aspettavamo, ha condannato l'istituto di credito a rifondere le spese sostenute per il ricorso e ha intimato la restituzione di 3.400 € a fronte di un prelievo fraudolento di 3.550 €.

Invitiamo quindi i cittadini che malauguratamente si trovassero in queste situazioni a non scoraggiarsi ma a rivolgersi alla nostra associazione per far valere i propri diritti.

CODICI Lombardia

Tel. 02-36503438 Fax 02-92878437

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