Qualche chiacchierata con ChatGPT — acronimo di Generative Pretrained Transformer, lo strumento di OpenAI che rende più naturale l’interazione con i sistemi di intelligenza artificiale — abbiamo provato a farla tutti. Anche l’esperto di miscelazione Mattia Pastori, dell’agenzia di servizi nel mondo mixology Nonsolococktails, il quale, in cerca di spunti da modulare per i propri clienti, ne ha ricavato stimoli interessanti. Tanto da voler approfondire con una vera sfida tra un bartender e le ricette generate dall’algoritmo. La “tenzone” ha avuto luogo a Milano lo scorso 13 luglio 2023, alla presenza di un focus group di specialisti che ne hanno valutato i risultati.
La sfida tra il mixologist e ChatGPT
“L’idea, a dire il vero, non mi è venuta dietro al bancone”, spiega Pastori, “bensì provando a generare immagini per un altro ambito che mi appassiona, la pittura”. Inizialmente poco soddisfatto, “via via ho capito come passare da un testo alla sua rappresentazione, con buon esito. E allora mi sono detto: proviamo a vedere se è capace di produrre anche la ricetta di un cocktail’”. La risposta è sì.
Possibile sia sufficiente una lista di ingredienti e dosi per consegnare un drink a regola d’arte? È stato questo il tema del confronto tra Andrea Maugeri, Bar Manager del 10_11 di Portait Milano (chiacchieratissimo, dopo l’addio di chef Quadrio) e un esecutore che ha attuato pedissequamente le indicazioni della chat. Gestito così: gli ospiti sono stati divisi in tre gruppi e hanno pescato da alcune urne una serie di indicazioni su tasso alcolometrico, gusto, tema e categoria di servizio. Combinate in tre “stringhe”, sono state consegnate a Maugeri e ChatGPT, che hanno ideato in autonomia le loro miscele. Infine assaggi, confronti e valutazioni.
Barman contro intelligenza artificiale. I drink in sfida
La richiesta n.1 aveva i seguenti requisiti: un cocktail vintage, dal gusto umami, servito in coppa Martini e analcolico. “Entrambi sono andati verso un Virgin Mary, la versione senza gradazione del Bloody Mary. Cosa piuttosto stupefacente, considerando che non si tratta di un drink di gran moda”. Quella del professionista è risultata però più complessa, ricercata e curata. Si è passati poi a un cocktail tropicale, fruttato, affine al Daiquiri e alcolico.
“In questo caso ChatGPT ha consigliato un frozen con mango e rum bianco, da servire nella coppa classica. Sia il cristallo che la base ghiacciata sono davvero démodé. Il bartender invece ha scelto maracuja e lime, restando sulla frutta esotica ma optando per uno shakerato, presentato con eleganza e minimalismo”.
Infine, alla domanda di un cocktail di ispirazione italiana, speziato, superalcolico e della famiglia dei Margarita “entrambi hanno risposto selezionando ingredienti nostrani. Grappa e caffè per l’intelligenza artificiale, Aperol e Strega per Maugeri. Rispettivamente in una ‘vecchia’ coppa a Y — un po’ superata nel servizio contemporaneo — e in un Nick&Nora più leggero”.
Bartender “umani” vs bartender “artificiali”: le considerazioni
“La differenza tra le preparazioni realizzate durante il focus group è data dal cuore del bartender”, ha commentato a caldo Maugeri. É bene capire cosa si intende con “cuore”. Un dato lampante è che le elaborazioni dell’AI si basano su milioni di dati, rastrellati tra le ricerche più gettonate e l’archivio di informazioni a disposizione online.
Queste, però, fotografano esperienze già mature invece di intercettare (giocoforza) nuovi spunti e tendenze. È il caso dei cocktail frozen, così come del Bloody Mary, sui quali in rete si trovano milioni di riferimenti ma che in realtà non sono più tra i preferiti né dei mixologist né dei clienti. “La relazione con chi ti sta davanti, la capacità di capire le sue preferenze e il suo umore è il maggior limite degli strumenti virtuali”, aggiunge Pastori. “Poi c’è la gestualità, la tecnica e l’abilità di leggere aspetti importanti, come l’orario e l’occasione di servizio, oltre, appunto, ai trend di settore e la continua evoluzione del gusto. Anche quello estetico”.
Tuttavia quali sono, se ci sono, le potenzialità di ChatGPT per il comparto mixology? “È un modo veloce per fare ricerche più approfondite e puntuali rispetto alla semplice barra Google. Da lì la palla passa alla sensibilità e alla creatività del mixologist. Questo almeno ad oggi. Le cose però avanzano in fretta, e magari tra vent’anni dovrò ricredermi”. O tra venti mesi?