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Cronaca

Tesoro da 16 milioni nascosto nel muro: il sequestro al narcos milanese

Il provvedimento di sequestro antimafia colpisce Massimiliano Cauchi che aveva nascosto il denaro nella abitazione di suo padre

Quasi 16 milioni di euro in contanti nascosti nel muro dell'abitazione. È quanto ha rinvenuto la polizia di stato in casa del padre del noto narcotrafficante milanese Massimiliano Cauchi, classe '73. Il tesoro del traffico di stupefacenti è stato sottoposto a sequestro antimafia.

Il patrimonio di Cauchi è stato sequestrato dalla divisione anticrimine della questura di Milano, con la collaborazione di personale della questura di Bari. In particolare sono stati rinvenuti più di 15 milioni di euro, suddivisi in banconote di piccolo taglio, e un fabbricato commerciale sito in provincia di Bari.

L'operazione Flashback

Il sequestro fa seguito dell'operazione 'Flashback' della squadra Mobile di Milano del 6 giugno scorso, attraverso cui il tesoro del narcotrafficante era stato ritrovato nascosto in un muro dell' abitazione di suo padre. Grazie all'attività della questura era stata smantellata una rete di noti trafficanti definiti dagli inquirenti come “storicamente presenti nel capoluogo lombardo e in tutta la regione”.

Il tesoro dei narcos trovato a giugno era custodito in 28 scatoloni nascosti in un finto muro di un appartamento di via Casoretto. Nei pacchi decine di mazzette di contanti frutto di un traffico internazionale di hashish esteso “nel territorio milanese e in tutto il centro e nord Italia”. Tre persone, ritenute tutte parte integrante dell’organizzazione, erano finite in manette.

A seguito del sequestro, sono state avviate le indagini patrimoniali da parte degli specialisti della divisione anticrimine della questura che hanno riscontrato un'incolmabile sproporzione tra i redditi dichiarati da Cauchi e il suo tenore di vita, accertando che quei soldi corrispondono agli enormi profitti illeciti accumulati dal narcotrafficante.

Le indagini patrimoniali hanno permesso inoltre di individuare non solo il denaro contante trovato nella casa del padre di Cauchi ma anche un capannone industriale nel Barese, il cui valore catastale di circa 300mila euro è di per sé da solo superiore all'insieme dei redditi dichiarati nel corso della vita dal trafficante. "Questi redditi, in realtà - fa notare la questura - non gli sarebbero neppure bastati a sostenere le spese di vita quotidiana".

A seguito del sequestro, Cauchi dovrà dimostrare la provenienza lecita dei beni e, se non dovesse riuscirvi, il provvedimento diventerà confisca. In questo modo lo stato potrebbe acquisire la titolarità dei beni sequestrati, 'ripulendo' il mercato dai capitali sospetti e reimpiegandoli in finalità sociali nell'interesse della collettività.

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