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Cronaca

L'aborto non riesce e partorisce: mamma chiede 200mila euro di rimborso all'ospedale

È successo al San Paolo di Milano, protagonista della vicenda una donna di 34 anni

L'aborto non riesce, partorisce un bambino e chiede un risarcimento di 200mila euro all'ospedale, oltre a un assegno di mantenimento. Succede a Milano, al centro del fatto una donna che oggi ha 34 anni e un bimbo nato nel dicembre 2013 al San Paolo. La notizia è stata riportata sulle colonne di Repubblica.

L'aborto non funziona: donna partorisce al San Paolo di Milano

La vicenda è inziata nell'aprile del 2013 quando la donna si era recata al San Paolo per interrompere la gravidanza. Tra le motivazioni che l'hanno spinta a questa decisione una grave malattia, il morbo di Crohn, che avrebbe messo a rischio la sua salute e quella del figlio. Non solo, tra le ragioni anche il lavoro poco stabile, la sua precaria situazione economica e il fatto che il padre non avrebbe riconosciuto il piccolo. L'operazione sembrò riuscire, ma un mese dopo si accorse di essere ancora incinta. Tornò al pronto soccorso dove fu confermata la gravidanza con la rassicurazione che i medici avrebbero potuto rimediare. La decisione di non abortire scattò quando vide lo sviluppo del feto e alla prospettiva di un intervento particolarmento invasivo.

Dopo il il parto — scrive l'avvocato Lepre nell'atto di citazione contro il San Paolo — le condizioni della donna si sono aggravate. Con "una invalidità che — nel maggio del 2014 — è arrivata al 50 per cento, e una riduzione della capacità lavorativa passata dal 34 al 73 per cento". Non solo, "la nascita del bimbo ha posto la parte attrice in notevoli difficoltà finanziarie in ordine all'obbligo di allevare e mantenere il figlio". Inoltre la donna, oggi disoccupata, è indietro con l'affitto e ha un atto di intimazione di sfratto per morosità per i mesi immediatamente precedenti e successivi alla nascita. Per questo motivo la donna ha avanzato le richieste al ginecologo del San Paolo e all'ospedale. Il legale della 34enne e l'ospedale hanno tentato un accordo nei mesi scorsi ma non è andato a buon fine. "L'Azienda — commenta la direzione dell'ospedale sulle colonne di Repubblica — ritiene corretto il comportamento dei suoi professionisti e si rimette alla valutazione degli atti da parte delle autorità competenti".

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