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Cronaca Porta Nuova / Viale Monte Grappa

Il 24enne che accoltella due sconosciuti fuori dalla discoteca: "Ne portiamo due nella bara"

La ricostruzione del tentato omicidio avvenuto la notte del 1 ottobre a Milano. In manette un 24enne

Era uscito con la lama in tasca. Era andato a ballare e a bere insieme agli amici con un coltello addosso. E, evidentemente, non si era fatto problemi a usarlo. Anche perché, così diceva senza sapere di essere intercettato, "male che finisce ne portiamo due nella bara, però niente di che". A parlare così era Marco Gerlando Lucia, 24enne di Mazara del Vallo - già due condanne alle spalle per furto e rapina - fermato nelle scorse ore dalla polizia per i reati di tentato omicidio e rissa aggravata perché accusato di essere l'uomo che nella notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre aveva quasi ammazzato un 21enne tunisino e un 22enne italiano, anche lui di origini tunisine. 

La violenza era esplosa tra viale Montegrappa e corso Como, cuore della movida meneghina. A fronteggiarsi, stando a quanto ricostruito dall'inchiesta coordinata dal pm Nicola Rossato, erano stati due gruppi di cinque o sei persone ciascuno, che si erano incrociati per caso in strada e che assolutamente mai si erano incontrati prima. Secondo le indagini della sezione omicidi della squadra mobile, guidata da Marco Calì e Domenico Balsamo, la rissa era partita quando la comitiva dei due feriti aveva provocato il gruppeto in cui si trovava l'arrestato. Dopo un primo faccia a faccia e qualche minaccia, il 24enne e un amico sarebbero stati colpiti con pugni e schiaffi, un affronto che aveva immediatamente scatenato la reazione del giovane, che aveva estratto il coltello e iniziato a "distribuire" fendenti. 

Video | Calci, pugni e poi le coltellate: il 'film' della rissa

Il 21enne tunisino, colpito con tre coltellate a torace e spalla, era finito al Niguarda in codice rosso, mentre il suo amico era stato trasportato al San Raffaele in condizioni disperate. Era stato operato immediatamente e - si legge nelle carte dell'inchiesta - "in assenza di un tempestivo arrivo dei soccorsi e delle cure è verosimile pensare che il decesso del paziente sarebbe sopraggiunto in un lasso di tempo inferiore a due ore". Subito dopo il raid, l'aggressore era fuggito e aveva gettato il coltello in un cassonetto e la camicia, sporca di sangue, in un altro. 

Gli investigatori, partiti dalle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza della zona, sono riusciti a identificare il 24enne utilizzando tecniche d'indagine tradizionali e monitoraggio dei profili social. Il primo passo, infatti, è stato verificare chi avesse pubblicato qualcosa su Instagram la notte del tentato omicidio e da lì gli agenti sono riusciti a risalire a un volto, poi risultato lo stesso che aveva "organizzato" un tavolo all'interno di un locale. Da lì al nome del fermato il passo è stato brevissimo. 

Dalle intercettazioni sono arrivate le altre tessere del puzzle. I poliziotti hanno così scoperto che tre giorni dopo le violenze, l'aggressore si era spostato ad Ancona per poi allontanarsi "per far calmare le acque" perché aveva appena scoperto dai giornali che i due che aveva accoltellato erano gravi. Non un problema particolare per lui perché, parlando di quegli "arabi di merda", diceva che "la prossima volta ci pensano due volte prima di nuocere alle persone sbagliate" e che "se non ne crepa nessuno dei due, magari forse mi finisce lì" o che "male che finisce ne portiamo due nella bara però niente di che". 

Dopo la paura iniziale, però, il ragazzo era convinto di averla fatta franca, tanto che cinque giorni dopo esultava al telefono: "Me la sucano, non hanno niente. Nessuno sa niente, delle telecamere non c'era un ca***". Non poteva sapere, però, che gli agenti erano in realtà già arrivati a lui, tanto da sapere del suo rientro a Mazara del Vallo - città d'origine -, del suo nuovo passaggio a Milano, dove in estate ha lavorato in un bar, e del suo definitivo ritorno a casa in Sicilia. Proprio lì i poliziotti lo hanno rintracciato e hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare. Nonostante la richiesta della procura di portare il 24enne in carcere, per lui il Gip Cristian Mariani ha disposto l'obbligo di dimora a Milano e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il giovane non potrà uscire di casa dalle 20 alle 6. 

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