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Ennesima violenza

Picchiano la capotreno per fare un video in cabina guida

Il gruppetto, che poi è riuscito a fuggire, ha seminato il terrore sul convoglio partito da Milano e diretto a Rimini

Scioperi e proteste non sembrano risolvere la problematica situazione: ennesimo atto di violenza contro il personale addetto ai controlli sui mezzi di trasporto pubblico, questa volta su un treno. I fatti risalgono a martedì. Quattro giovani aggrediscono una capotreno, cercando di irrompere nella cabina di guida per fare video col telefonino. La denuncia arriva dalla segreteria regionale del sindacato Slm-Fast/Confsal Emilia-Romagna che racconta quanto accaduto martedì sul treno 2477 di Trenitalia partito da Milano Centrale e diretto a Rimini.

I giovani erano saliti col biglietto del bus a Milano Lambrate, sorpresi dal controllore dichiarano di scendere alla successiva stazione di Milano Rogoredo, come effettivamente fanno; ma furtivamente risalgono, perché la capotreno li intercetta nuovamente all'altezza di Lodi. La funzionaria chiede il pagamento, ma il gruppo non paga; la donna chiede loro le generalità per emettere il verbale, ma si rifiutano. La capotreno allerta le forze dell'ordine per un intervento alla successiva fermata di Piacenza, ma a quel punto i quattro la spingono con forza, colpendola al seno per fuggire. Una volta arrivati a Piacenza, scendono e sembrano andarsene.

La capotreno annulla la chiamata delle forze dell'ordine e si rifugia in cabina di guida per medicarsi. Qui però si ripresenta il gruppetto cercando di fare irruzione nella cabina, riprendendo col telefonino la capotreno e la macchinista. Quest'ultima riduce la velocità a 30 km/h, con la capotreno che oppone resistenza per evitare che il gruppo riesca effettivamente ad aprire la porta, mentre le altre colleghe avvertono la polfer in attesa di arrivare nella stazione di Reggio Emilia. Ma qui, una volta aperte le porte, scappano continuando a filmare con lo smartphone. La capotreno, a fine servizio, riporta una prognosi di 8 giorni. Il problema, fanno sapere dai sindacati, è anche che, dall’interno non è possibile chiudere la sala macchine “per un vulnus progettuale”.

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