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Cronaca Duomo / Piazza del Duomo

“Chiedi il biglietto? Minacce e insulti. E noi non possiamo fare nulla”

Un operatore di stazione si sfoga a MilanoToday: “Sì, le aggressioni sono diminuite, ma solo perché ormai facciamo finta di non vedere. Tra minacce, insulti e leggi difficili da far rispettare, noi siamo frustrati e abbandonati”

C'è una verita, oggettiva, dettata dai numeri. E le sue tante sfaccettature, giustificate dall’esperienza e dalle paure di tutti i giorni. 

Proprio i numeri dicono che le aggressioni sui mezzi Atm a Milano sono diminuite. “Meno 30% in quattro anni, con un’ulteriore diminuzione nei primi otto mesi del 2015” secondo i numeri della stessa azienda, “pubblicizzati” dall’assessore Pierfrancesco Majorino e giustificati con la decisione di raddoppiare “il numero degli addetti alla sicurezza, passando dai cinquanta del 2010 ai centoventicinque di oggi”. 

Le sfaccettature, il non detto, raccontano invece delle ore di paura vissute dai dipendenti, che ormai hanno scelto di girarsi dall’altra parte. “Siamo abbandonati a noi stessi”, è l’amara ammissione di un dipendente Atm, un operatore di stazione, che ha voluto sfogarsi con MilanoToday dopo aver letto i dati - incoraggianti secondo la sua azienda - che testimoniano il calo di aggressioni ed eventi violenti sui mezzi pubblici cittadini.

“Che le aggressioni siano diminuite è vero - conferma subito il lavoratore Atm -. Ma di certo non è per l’aumento degli addetti alla sicurezza, anche perché loro, come noi, possono fare ben poco”. 

“Noi operatori di stazione - confessa, preferendo restare anonimo -  abbiamo giurato in Comune perché siamo pubblici ufficiali, ma per l’articolo 357 del codice penale non abbiamo quasi nessun potere. Possiamo chiedere le generalità, ma non i documenti e soprattutto non possiamo fermare nessuno, né tanto meno toccare le persone. L’unica cosa che possiamo fare - sottolinea - è chiedere di fare il biglietto”. 

Ma con alcuni passeggeri, evidentemente, può servire a poco. “Ci minacciano, ci insultano, ci promettono che ci aspetteranno all’uscita e io cosa dovrei fare? Mettermi a fare lo sceriffo? “, chiede sarcastico il dipendente Atm. 

Dipendente che, con una moglie e due bimbe a casa che lo aspettano, ha deciso di cominciare a comportarsi in maniera diversa. “Senza supporto né tutele io e tanti altri colleghi facciamo finta di non vedere”, confessa. 

“Ormai per noi le multe non esistono più”, dice amaro. E certo non per disinteresse o negligenza, ma perché “in certi casi conviene girarsi dall’altra parte e fare finta di niente perché noi, nelle stazioni metro, siamo completamente abbandonati a noi stessi”. 

Ma Atm è a conoscenza di queste situazioni? Sembra di sì. “Ogni fine turno noi facciamo una relazione informativa, che spediamo all’azienda, nella quale segnaliamo tutti i problemi tecnici o di ordine pubblico - spiega il lavoratore -. Ma dove queste comunicazioni vadano a finire non è dato sapersi”. 

E allora lui, e sembra tanti altri, hanno deciso di fare soltanto il loro lavoro. Nulla di più. “Noi, per contratto, dobbiamo controllare che gli impianti funzionino e che, all’apertura, la stazione sia in buone condizioni. Non abbiamo - recrimina il dipendente - nessun obbligo di fermare i passeggeri 'fuori legge' e siamo stanchi di farlo rischiando la salute”. 

“Siamo tutti frustrati - conclude il lavoratore -. Ti becchi del somaro dall’azienda e le minacce dei passeggeri. Il tutto mentre Atm racconta solo quello che gli fa comodo. E dice che va tutto bene”. 

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