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La situazione

Aggressioni ai tassisti, che ora evitano alcune zone. Verso divisori fissi

Aumento di aggressioni, soprattutto in determinate zone e orari

"Se lei fosse stato in corso Como, non avrebbe trovato un taxi che la viene a prendere". Forse esagera un po', il tassista che ci accompagna prima dell'alba in aeroporto, ma la situazione ci si avvicina. "Troppe aggressioni, non rispondiamo più alle chiamate perché non ne vale la pena". 

La conferma della rabbia dei tassisti arriva da Emilio Boccalini, vice presidente di Taxiblu, il più grande radiotaxi milanese, che pure ricorda soluzioni come le telecamere a bordo, finanziate anche con soldi pubblici, o i divisori in plexiglass, installati durante la pandemia covid ma in qualche modo dissuasivi in riferimento alle aggressioni. Aiuta anche il fatto che le corse sono sempre più pagate con la carta di credito o il bancomat: meno contanti, meno conveniente per i rapinatori aggredire i tassisti. "L'esposizione al rischio - commenta - si è ridotta, ma certamente non a sufficienza". 

Per Boccalini, ciò che funziona meglio oggi è il passaparola tra i colleghi, per evitare zone troppo pericolose, e l'esperienza, che consente di 'fiutare' clienti pericolosi, anche se è tutto empirico. "Evitare alcune zone in certi orari può essere utile ma non è una soluzione", continua il vice presidente di Taxiblu, secondo cui la prossima mossa sarà quella di perfezionare i divisori, rendendoli ancora più resistenti.

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