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Cronaca

Scalatore milanese muore sull'Himalaya: travolto da una valanga

In nottata una delle più grosse tragedie tra le vette nepalesi di sempre: una dozzina gli alpinisti deceduti, tra cui un'esperta guida milanese, Alberto Magliano

Una delle più grosse tragedie tra le montagne della catena dell'Himalaya è avvenuta la notte scorsa, uccidendo anche un esperto scalatore milanese, Alberto Magliano, di 67 anni, il primo scalatore non professionista ad aver raggiunto le "Seven summits", le sette vette più alte di ogni continente.

Magliano, infatti, assieme una trentina di alpinisti, è stato travolto da una valanga intorno alle 4.30 di mattina in Nepal, sul Manaslu (8.153 metri), nel "Campo numero 3", a circa 7mila metri d'altezza. 

Alberto, una passione per le vette © Sevensummits.it

Sarebbero una dozzina i morti, ma i bilancio potrebbe aggravarsi di ora in ora. Il corpo di Magliano è stato trovato sotto metri e metri cubi di neve, purtroppo senza vita. 

Tre erano gli italiani partecipanti alla spedizione.,Silvio Gnaro Mondinelli, Christian Gobbi e Alberto Magliano. "Io e Christian stiamo bene, siamo arrivati al campo base poco fa - ha raccontato Mondinelli, come riporta il Corsera - ma purtroppo Alberto non ce l’ha fatta. L’abbiamo estratto dalla neve con lo sherpa, e siamo rimasti su ad aspettare per portarlo giù, ma gli elicotteri stanno trasferendo i feriti a valle e ci hanno detto che ci sarebbe voluto tempo. Più tardi risalgo con l’elicottero per andare a prenderlo. Non riesco a pensarci, era diventato nonno ieri e piangeva di gioia. E’ terribile".

La tragedia si è svolta in pochissimo tempo, e ha colto tutti di sorpresa. "Io ero in tenda con Christian, ci siamo ritrovati travolti e colpiti da blocchi di ghiaccio e neve. Dopo 200 metri la valanga ci ha buttato fuori. Abbiamo perso tutto, eravamo senza scarpe. Era buio, non c’era luce, non si vedeva niente, racconta ancora Mondinelli.

"La tenda di Alberto era proprio vicino alla nostra - prosegue Mondinelli -. Non riesco a capacitarmi che sia morto. Lui aveva all’interno bombole d’ossigeno che forse hanno fatto peso e l’hanno trascinato in basso, mentre noi eravamo più leggeri. Non lo so. Comunque lui è finito in profondità e non ce l’ha fatta. Lo abbiamo tirato fuori ma non c’era più niente da fare". 

Magliano, nel 2009, sulla medesima vetta nepalese, perse già un compagno di spedizione. 

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