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Cronaca

Suo figlio muore a 33 anni e dona gli organi: "Vorrei solo abbracciare chi ha il suo cuore"

La disperata richiesta d'aiuto di una donna che ha perso il figlio per un aneurisma cerebrale

Alessandro aveva tutto. Aveva l'amore, aveva un lavoro, aveva una famiglia che gli voleva bene. Quella mattina - la mattina in cui la sua vita è cambiata per sempre - era pronto ad affrontare l'ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze. Poi sarebbe arrivato il trasloco nella sua nuova casa, dove sarebbe andato a vivere insieme all'amore di una vita.

E invece adesso di Alessandro non resta quasi più nulla: resta quella casa arredata e pronta, ma vuota, restano le foto che mamma Rosa continua a guardare e riguardare e restano i suoi organi, quegli organi che hanno "regalato" la vita ad altri uomini e donne. 

Per questo ora il sogno di sua mamma è proprio quello di poter conoscere le persone che hanno ricevuto gli organi del suo ragazzone, perché - dice a MilanoToday - "sarebbe un modo per far ripartire la nostra vita". 

Alessandro, morto a 33 anni

Sì perché la vita di Rosa - cinquantacinque anni, di Busto Arsizio - è ormai ferma dalle ore 10 del 22 dicembre. "Era il suo ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze - ricorda la donna -. È stato male al lavoro e lo hanno portato d'urgenza all'ospedale Macchi di Varese".

Il responso dei medici è stato impietoso: "Aneurisma blister-like", uno dei più gravi, uno di quelli che lasciano poche speranze. E così Alessandro - fidanzato da sette anni con Silvia e responsabile tecnico di un centro revisioni di Gallarate - si è ritrovato in un attimo in sala operatoria per un intervento d'urgenza. 

"Il giorno dopo si è svegliato dal coma. Ci siamo illusi, ma i medici ci hanno detto subito che la situazione era gravissima", spiega mamma Rosa. E i medici purtroppo hanno ragione: "È stato sveglio tre giorni - dice la donna, con la voce che si fa più triste -. Il terzo giorno ha avuto un altro aneurisma ed è entrato in coma di nuovo. Alle 11 di mattina del 31 dicembre i dottori non hanno potuto far altro che staccare le macchine". 

Gli organi di Ale a cinque persone

Prima di farlo, però, hanno chiesto a Rosa e agli due figli - Matteo di trentacinque anni e Marco di ventinove - se avessero voluto donare gli organi di "Ale", come Rosa continua a chiamarlo. "Lui ci aveva sempre detto che avrebbe voluto - ricorda la signora - e allora abbiamo detto di sì". 

E il 1 gennaio 2018, Alessandro - "un ragazzone grande, buono e in salute", nelle parole di sua madre -  ha fatto il suo miracolo.

Il suo cuore è andato a un uomo di quarantatré anni, che aveva un "cuore artificiale" e che è stato operato a Milano. La stessa città in cui il fegato di Ale è stato impiantato a un uomo di cinquantatré anni. Sotto la Madonnina è finito anche uno dei reni del ragazzo, donato a una donna di quarantanove anni. 

L'altro rene, invece, è stato "regalato" a un uomo di quaranta anni, operato a Bergamo, mentre i polmoni sono stati trapiantati a un 58enne, che è stato ricoverato a Padova. 

"Vorrei abbracciare chi ha gli organi di Ale"

Così, Alessandro continua in qualche modo "a vivere dentro qualcun altro", la convinzione di mamma Rosa. Che adesso - anche se la legge garantisce l'anonimato - vorrebbe poter conoscere chi ha ricevuto gli organi di suo figlio e spera che qualcuno si "riconosca" nelle operazioni e si faccia avanti con lei. 

"Se loro sono d'accordo, vorrei poterli incontrare - l'appello della donna -. Li vorrei conoscere soltanto per continuare ad amare mio figlio, vorrei continuare a volergli bene così. Io - spiega - sono felicissima che queste persone stiano bene, spero che vivano quanto più a lungo possibile. Non sono invidiosa, né arrabbiata - giura Rosa -, sono contenta davvero". 

"La nostra vita si è fermata il 31 dicembre - ammette, spiegando il perché di questo desiderio - e forse incontrare chi ha gli organi di Ale sarebbe finalmente avere un briciolo di serenità. Vorrei soltanto abbracciarli - conclude mamma Rosa -, nient'altro". 

alessandro morto

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