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Cronaca

La terrorista Brignoli: "Io non radicalizzata". Ma ha foto profilo con figli in tuta mimetica

La donna, 42 anni, è stata arrestata in Siria e rimpatriata dal Ros dei carabieri. Nel 2015 aveva lasciato il Lecchese per andare a vivere nello Stato Islamico

"Lo Stato Islamico non era il posto idilliaco che ci aspettavamo quando siamo partiti nel 2015, rispondendo al richiamo di al-Baghdadi, anzi volevamo tornare indietro". A dirlo nell’interrogatorio davanti al gip Manuela Cannavale, la 43enne lombarda arrestata per terrorismo internazionale, Alice Brignoli, che nel 2015 insieme al marito italiano di origine marocchina Mohamed Koraichi (morto in Siria) partì per l'Is con i suoi tre figli piccoli.

Le dichiarazioni durante l'interrogatorio

Dichiarandosi ancora di fede islamica, Brignoli ha sostenuto di non essere più radicalizzata e si è detta felice che anche i suoi quattro figli - il più piccolo di un mese è nato in Siria - stiano bene e siano stati rimpatriati, come lei, in Italia. Durante l'interrogatorio, a cui ha partecipato anche il capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili  (che assieme al pm Francesco Cajani ha coordinato l'indagine da cui è scaturito l'arresto), la donna ha ammesso alcune delle sue responsabilità affermando però che i suoi figli non avrebbero ricevuto alcun addestramento.

Diverso però l'avviso degli inquirenti secondo i quali la 43enne ha avuto un "ruolo attivo nell'istruire i figli alla jihad". La foto di profilo Whatsapp della donna, poi, nella quale tre dei suoi figli compaiono in tuta mimetica e con il dito alzato verso il cielo, è stata indicata dal gip come "immagine simbolo della vita attuale di Alice Brignoli".

Brignoli, poi, messa di fronte a un altro scatto che ritrae suo figlio maggiore mentre imbraccia un fucile ha tentato di minimizzare, spiegando che solo il marito combatteva per la causa del Is e teneva contatti con i suoi uomini: lei avrebbe solo vissuto i fatti in 'seconda fase'. L'uomo, un italiano 35enne di origine marocchina, è morto per via di un'infezione intestinale poco dopo la nascita dell'ultimo figlio. I quattro bambini al momento sono stati affidati a una comunità.

La 43enne, che ha raccontato di aver lasciato il Lecchese perché la famiglia era presa di mira in quanto islamica, nei prossimi giorni verrà nuovamente interrogata dai magistrati anche per comprendere se nell'area di Lecco da cui partì con il marito ci siano ancora persone che forniscono supporto a chi vuole abbracciare la causa del terrorismo islamico.

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