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I dubbi di una madre / Gorla / Viale Monza

Andres, la moda e quella vita spezzata nel tunnel

La mamma del giovane morto dopo una lunga corsa nella galleria della metropolitana, tra le fermate Pasteur e Caiazzo, lancia un appello per ricostruire gli ultimi giorni di vita del figlio e ritrovare i suoi effetti personali: un trolley e una borsa. MilanoToday l'ha incontrata

I suoi ultimi 20 minuti di vita non sono passati inosservati a nessuno nella città di Milano. Per ragioni del tutto ignote e che probabilmente non troveranno mai risposta, è sceso sui binari della metropolitana rossa dalla banchina di Pasteur. E a perdifiato, come chi scappa dai propri demoni, ha corso lungo la galleria pressoché dritta che porta fino a Loreto. Un passo, due, tre, quattro, cinque: mentre, dietro e davanti a lui, i treni della M1 venivano bloccati nell'orario di punta delle 7.30 di un giorno lavorativo. La stessa sorte toccata alcuni minuti dopo ai convogli della M2: quando nella fermata Loreto, dove la linea rossa incrocia la verde, il ragazzo ha svoltato a destra nel tunnel della M2. E seguendo i binari nella penombra della via sotterranea, stavolta con una curva netta a sinistra, che lo avrebbe portato in Stazione Centrale, è arrivato a metà strada. La sua corsa, agitata e insensata, è infatti finita nei pressi della banchina di Caiazzo, quando il suo cuore si è arrestato. Sfinito e sovraccaricato da quel chilometro e mezzo con gli occhi di polmetro, Atm e milanesi puntati addosso.

La distanza tra Pasteur e Caiazzo

Circa 20 minuti di orologio seguiti con altrettanta agitazione da migliaia di cittadini bloccati dal caos imprevisto e ansiosi di ripartire per arrivare come ogni giorno a destinazione. A passare del tutto inosservata in città, è stata invece la morte stessa di Jaime Andres Cárdenas Mora: portato intubato al Niguarda e deceduto ufficialmente poco dopo. Così come tutta la vita che ha preceduto quei 20 minuti di blackout, 26 anni per l'esattezza. Non per sua madre Beatriz Mora, arrivata a Milano con un volo da Bogotà (Colombia) la sera del venerdì 17 dicembre, ovvero 17 giorni dopo la morte del figlio della quale la famiglia ha avuto notizia solo venerdì 10. La incontriamo in un bar in piazza Duca D'Aosta e parliamo mentre consumiamo un tè caldo. È in compagnia di due nipoti che vivono in Europa. Per questi giorni, in attesa del nulla osta da parte delle autorità per procedere con la cremazione della salma, sono state ospiti di una conoscente in un comune dell'hinterland milanese. 

Beatriz Mora, la madre del ragazzo morto in metro a Milano 2-3

Beatriz Mora

Beatriz prova a farsi coraggio anche se nella testa e nel cuore ci sono tante domande. Cosa è successo davvero al figlio quel mercoledì primo dicembre? Perché ha fatto quello che ha fatto? Dove ha dormito le due notti precedenti, visto che dal 29 novembre aveva lasciato la camera dell'hotel dove aveva soggiornato per tre giorni? È stato ospite di qualcuno? Ha dormito per strada? Chi lo ha visto o sentito? Dove sono adesso le cose personali di Jaime Andres, il trolley, la borsa, il cellulare e il portafogli? Beatriz è consapevole che nessuna risposta, per esaudiente che sia, le restituirà suo figlio ma confida nel fatto che capire le darà un po' di pace. Vorrebbe rincasare con le ceneri di Jaime Andres - la famiglia ha aperto una raccolta fondi per aiutare la donna con le spese - e non portarsi dietro i tanti dubbi di questa tragedia personale.

Trolley di Jaime Andres Cárdenas Mora, la madre lancia un appello-2

Il trolley e la borsa con i vestiti e le cose di Jaime Andres

Jaime Andres, ci racconta la madre con gli occhi gonfi di lacrime, aveva 26 anni. Il suo sogno nel cassetto era quello di guadagnarsi da vivere facendo il modello. Era per questa ragione che di recente, senza molte cerimonie, aveva deciso di ritornare a Milano, dove aveva vissuto per poco più di un anno assieme alla madre dopo il diploma. Jaime Andres e Beatriz avevano vissuto per 7 anni in Italia, tra Firenze e Milano, appunto. "Mio figlio - ricorda la donna - negli ultimi anni, quelli della pandemia, era rimasto a Lima col padre, un cittadino peruviano. Alcuni mesi fa aveva viaggiato negli Stati Uniti per provare a vivere lì ma non si era adattato e aveva scelto dunque di tornare in Italia".

Jaime Andres Cárdenas Mora, il ragazzo che voleva fare il modello morto in metro a Milano-2

Alcune foto del modello

Tra le poche cose che gli hanno consegnato le autorità insieme al corpo sottoposto all'autopsia - il cui risultato arriverà tra 60 giorni - c'erano proprio le copie dei due certificati dei vaccini anti covid a cui si era sottoposto negli States. Unici documenti trovati addosso al 26enne, oltre al passaporto peruviano. Andres, nato in Colombia, aveva la doppia cittadinanza. Con l'aiuto di una delle nipoti, quella a cui è toccato l'amaro compito di riconoscere il cadavere alle 8 del mattino del 17, Beatriz elenca uno a uno gli effetti personali che ha potuto riavere del figlio, quello che indossava: le calze, i pantaloni e il giubbotto, un bomber blu notte vistosamente malridotto. Lo stesso che sfoggiava nella foto del suo profilo Whatsapp (quella in copertina dell'articolo, ndr), che la donna ha messo da parte in uno screenshot per tenerla per sempre, visto che il figlio da non molto tempo aveva deciso di ritirarsi dai social network e cancellare le immagini.

Il ragazzo morto in metro a Milano, Jaime Andres Cárdenas Mora (3)-2

Il bomber consegnato alla madre dalle autorità

Nella capitale della moda Made in Italy, Jaime Andres sperava di trovare un'agenzia che gli facesse da gancio con quel mondo appena sfiorato in passato. Prima che la pandemia lo bloccasse a Lima, aveva lavorato in alcune campagne con agenzie di moda. E ora, per rilanciarsi, aveva aggiornato il suo book fotografico. "Tornando in Italia - ripensa la mamma di Andres - la sua intenzione era quella di recuperare la vita lasciata qui. Voleva riprendere la patente italiana, motivo per cui aveva presentato una denuncia di smarrimento, e stava cercando una stanza in affitto. Il fondo della sua carta di credito era agli sgoccioli, lo aveva raccontato al padre che dal Perù lo stava sostenendo economicamente". E, stando a quanto ricostruito dai movimenti bancari, le ultime operazioni addebitate alla carta sono state l'acquisto di un biglietto Atm e le tre notti pagate all'hotel Kennedy. Nell'economico una stella, al sesto piano di una palazzina al 6 di viale Tunisia, Jaime Andres non ha lasciato nessun effetto personale di quelli che Beatriz vorrebbe poter stringere ancora per cogliere nella memoria un ricordo del figlio.

L'hotel Kennedy dove ha dormito Jaime Andres Cárdenas Mora-2

L'ingresso dell'ultimo soggiorno certo di Jaime Andres

Il cellulare, per esempio, che fine ha fatto? Intercettando le celle telefoniche agganciate dalla sim si potrebbe comprendere qualcosa in più sugli spostamenti del 26enne nelle sue ultime 48 ore di vita. Ma la famiglia non sapeva ancora il nuovo numero di telefono "italiano" acquistato da Jaime Andres, che era arrivato dagli Usa con una sim statunitense. Nei giorni seguenti alla notizia della morte - che per la famiglia, ricordiamolo, è arrivata 10 giorni dopo il fatto - una delle cugine ha provato a chiamarlo dal Portogallo al numero che il ragazzo aveva lasciato alle forze dell'ordine nella denuncia della patente: il telefono squillava senza che nessuno rispondesse. Anche l'altra cugina, dall'Italia, ha provato ma ha trovato sempre staccato. Così come pochi giorni più in là anche le chiamate dal Portogallo rimbalzavano contro un apparecchio spento. Qualcuno aveva trovato il telefono e lo aveva tenuto in funzione per tutti quei giorni? Oppure era un errore del sistema? O semplicemente il giovane aveva fornito un numero sbagliato al momento di fare la denuncia per la patente?

Dubbi che per la mamma di Jaime Andres sono la speranza che in giro per Milano ci sia una persona che sappia qualcosa in più sulle ultime ore di suo figlio o che abbia trascorso una parte di quel tempo con lui. La polizia, in questo senso, non ha saputo darle alcuna indicazione. Per questo il suo appello è rivolto a tutti: l'obiettivo di Beatriz è solo quello di capire come stava il suo ragazzo e trovare il trolley e la borsa con gli oggetti personali del figlio. Chiunque avesse informazioni può contattarla all'indirizzo mail via_mora@hotmail.com o scrivere a milanotoday@citynews.it. Il 26enne fino a pochi giorni prima sembrava stare bene, come conferma una zia, ultima parente ad averlo visto in vita. Appena sbarcato in Italia, Jaime Andres si era incontrato con lei e la sua famiglia in Svizzera. Poi l'arrivo nella metropoli milanese per il sogno da realizzare che, però, è diventato l'inizio di una fine maledettamente prematura.

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