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Cronaca Porta Lodovica / Via Pietro Teuliè

Coltellate a due giovanissimi, uno in fin di vita. Arrestati due affiliati a MS13

Uno dei due arrestati "puntava" a diventare il capo milanese della gang. Le indagini

Voleva diventare il capo milanese di MS13, la nota "pandilla" di salvadoregni. Sapeva che, per riuscire nel suo intento, doveva in qualche modo "accreditarsi" come leader. Che, tradotto nella concezione e mentalità criminali di queste bande composte da latinoamericani, significa dimostrarsi capace di un atto violento. Ad andarci di mezzo, un suo connazionale gravemente ferito (ma si è salvato) e un giovane albanese che, invece, è in condizioni definite irreversibili e non si è più svegliato dal coma.

E' questo il retroscena di quanto è avvenuto domenica 3 luglio, in serata, con due diverse aggressioni tra loro collegate, a breve distanza di spazio e di tempo. La prima nei pressi del Limelight di via Castelbarco, la seconda in via Teuliè. La squadra mobile ha ora fermato due dei responsabili: si tratta del 21enne Mauricio Arturo Sanchez Soriano, detto "Peludo", e del 20enne Omar Antonio Velasquez, detto "Chukino". Entrambi con precedenti per rissa e porto abusivo di armi. Il primo, regolare in Italia, è proprio colui che, secondo le indagini coordinate dal pm Luca Poniz, "puntava" al ruolo di leader cittadino di MS13. Il secondo è irregolare sul territorio.

VIDEO | Aggressione brutale a 18enne alla fermata del tram

screenshot aggressione ms13-2

Entrambi erano usciti di casa armati: Sanchez con un coltello a serramanico, Velasquez con un taglierino da muratore. Insieme ai loro "compagni" di MS13 volevano trascorrere la serata al Limelight, che domenica sera diventa un ritrovo di latinoamericani. Ma la sicurezza non li ha fatti entrare, riconoscendoli come persone pericolose. 

Intorno alle dieci e mezza di sera la prima aggressione. Il gruppetto (circa quindici-venti persone) riconosce un connazionale di 22 anni e lo prende da parte: «Di che gruppo sei? MS13 o MS18?», gli chiedono. Quello nega qualsiasi appartenenza, ma gli altri - sospettando che invece "militasse" nella banda rivale - lo accerchiano, lo portano poco lontano e si accaniscono contro di lui. Vari fendenti alla gola, alla schiena, all'addome. Il 22enne si salverà, ma ha avuto fortuna: per poco non gli è stata bucata la trachea. Tra gli aggressori i due fermati, in particolare Velasquez è uno di coloro che, materialmente, distribuiscono le coltellate. Dopo la brutale aggressione il gruppo si separa: alcuni (tra cui Velasquez) si dileguano in auto e fanno perdere le loro tracce, mentre la maggior parte va alla fermata del tram 15.

Qui il gruppo attacca briga con una compagnia di giovanissimi tra cui vi sono alcuni latinoamericani ma anche italiani e albanesi. Ed è proprio un sudamericano ad essere preso di mira per primo. I "pandilleros" credono di riconoscerlo in un certo "Andrea", lo chiamano con questo nome e lo accusano di essere tra i partecipanti ad una rissa precedente nel tempo. Il giovane nega: «Vi state sbagliando, non mi chiamo nemmeno Andrea». Ma quelli non gli credono, oppure sono soltanto alla ricerca di un pretesto. Appena arriva il tram, i due gruppi salgono sul mezzo, da due porte diverse, ma il battibecco prosegue.

Gli amici del presunto Andrea lo difendono. Tra questi, viene "puntato" il giovane albanese 18enne. Quelli di MS13 scendono dal tram alla fermata successiva per raggiungere rapidamente l'altra porta, lo tirano giù dal mezzo a forza e - davanti agli occhi esterefatti dei passanti e dei passeggeri - lo riempiono di botte e di coltellate. Sanchez - secondo le indagini della squadra mobile - sferra quattro fendenti al cuore del 18enne. 

Il giovanissimo è in condizioni disperate. Dopo l'operazione è stato indotto in coma farmacologico, dal quale non si è più risvegliato. Secondo quanto riferito dalla squadra mobile, è questione di ore per la dichiarazione clinica di morte. A quel punto l'accusa per Sanchez si trasformerà, da tentato omicidio, in omicidio volontario, con tutte le conseguenze processuali del caso. Velasquez resterà invece accusato di tentato omicidio perché è uno degli autori materiali della prima aggressione, ma non ha partecipato alla seconda.

I fermi sono stati effettuati tra venerdì 8 e sabato 9 luglio. Velasquez è stato sorpreso in un parco cittadino mentre era insieme ad altri giovani "pandilleros", Sanchez sul posto di lavoro: ha infatti continuato l'attività di operaio edile presso una ditta dell'hinterland (lo stesso mestiere del giovane albanese che ha ferito quasi mortalmente) e gli agenti hanno quindi potuto facilmente mettergli le manette ai polsi, nonostante fosse subito andato via dal suo domicilio milaese dopo l'aggressione. In casa sua, però, i poliziotti hanno trovato il coltello che, con ogni probabilità, Sanchez ha usato per colpire il povero 18enne.

Sullo sfondo un panorama confuso di MS13 a Milano. Secondo gli investigatori, è il momento di una sostanziale riorganizzazione dopo i recenti arresti. Ci sono nuove leve così come anche persone che escono dal carcere. E c'è chi, come Sanchez, si è affiliato in El Salvador all'organizzazione. Nonostante siano molto giovani, i membri di MS13 sono quasi tutti immigrati di "prima generazione", ovvero non sono nati in Italia da genitori immigrati. Fanno parte di un fenomeno migratorio a sé stante, che in un certo senso "sceglie" le città di destinazione. Sembra proprio che i capi salvadoregni di MS13, per l'Italia, abbiano puntato a Milano.

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