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Cronaca

Arrestato Andrea Beretta, capo ultrà della curva Nord dell'Inter

Il capo ultrà nerazzurro deve scontare 6 mesi ai domiciliari

In manette. Martedì sera i carabinieri della stazione di Pioltello hanno arrestato Andrea Beretta, 47 anni, originario di Cernusco sul Naviglio ma residente proprio a Pioltello e capo ultrà della curva Nord dell'Inter. I militari lo hanno fermato - si legge in una nota dell'Arma - poiché "destinatario di un ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva in regime di detenzione domiciliare emesso dall'ufficio esecuzioni penali della procura della Repubblica presso il tribunale di Milano". 

Beretta deve scontare sei mesi agli arresti domiciliari per una condanna definitiva che lo ha colpito per aver ignorato un Daspo "guadagnato" durante gli scontri prima di Inter-Roma del 26 febbraio 2017. La violazione del divieto di accesso alle manifestazioni sportive - il 47enne deve firmare tre volte nelle giornate in cui l'Inter scende in campo - era stata certificata dalle forze dell'ordine il 26 ottobre 2019, quando il capo ultrà era stato notato fuori dal Meazza prima di un Inter-Parma. Da lì la condanna e l'arresto delle scorse ore.

E non è l'ultimo guaio degli ultimi mesi per il 47enne. A novembre scorso la sezione misure di prevenzione del tribunale, presieduta dal giudice Fabio Roia, aveva infatti disposto la sorveglianza speciale di 1 anno e mezzo per lo stesso Beretta, che dopo l'unificazione della curva Nord sotto un'unica bandiera sarebbe diventato praticamente il referente unico degli ultras nerazzurri. Nel provvedimento il tribunale aveva ripercorso la lunga "carriera" del capo ultrà, evidenziando la sua "grave pericolosità sociale" e i suoi precedenti per "furto, rapina, sequestro di persona, droga, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni e minacce". 

Una "pericolosità sociale" dimostrata anche dal pestaggio avvenuto davanti a San Siro il 16 febbraio 2022, quando Beretta e altri quattro compagni di tifo avrebbero massacrato di botte un bagarino napoletano che stava vendendo foto dei giocatori. All'uomo - finito in ospedale con oltre un mese di prognosi - pare che gli aggressori avessero urlato: "Noi siamo della curva, qua i napoletani non li vogliamo". Nel 2017, invece, era stato "daspato" per 3 anni - e proprio la violazione di quel provvedimento lo ha fatto finire ora in manette - per aver preso parte ai tafferugli pre Inter-Roma. 

Il 19 novembre dello stesso anno era stato trovato ancora una volta davanti allo stadio prima di una partita, nonostante il Daspo. Stessa cosa che era successa a ottobre 2019. Il 15 febbraio 2019 era stato invece fermato mentre assisteva a Sondrio-Seregno insieme ai tifosi ospiti. Il 9 febbraio dell'anno successivo era presente a Brusaporto-Dro Alto Garda, partita caratterizzata da scontri con le forze dell'ordine, bersagliate con fumogeni e carabinieri. Quella sera stessa era poi stato ripreso dalla Digos fuori dal Baretto prima del derby, proprio nella sera in cui circa 200 ultras interisti avevano lanciato bottiglie e "bomboni" contro poliziotti e carabinieri. 

Dopo il pestaggio del bagarino partenopeo - l'ultimo suo problemi con la giustizia - Beretta si era difeso dicendo di essere intervenuto soltanto per difendere un ragazzo della Nord con "fragilità psichiche" che era stato preso di mira da alcuni venditori napoletani. Sui suoi guai legati al calcio, invece, aveva ammesso di aver fatto degli sbagli soltanto per tenere "sotto controllo" la curva.  
 

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