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Cronaca

Il jihad, il covid dono di Allah e le armi per i miscredenti: la follia dell'italiano estremista

Le folli intercettazioni del 38enne arrestato a Milano perché ritenuto un estremista islamico

È il 28 giugno 2019, un venerdì, il giorno della preghiera per i musulmani. Da un telefono che in quel momento viene localizzato a Doha, in Qatar, parte la riproduzione di un audio, un canto "nasheed". Il testo recita: "Festeggiate il martire. Porta la tua arma fratello e ammazza con la tua arma tutte le teste che hanno un odore puzzolente". Tre giorni dopo, a mezzogiorno in punto, da quello stesso cellulare - che i carabinieri non smettono mai di tenere sotto controllo - viene "lanciato" un altro audio. "I cristiani hanno violentato la nostra terra e portato le nostre donne in carcere; i giovani fedeli sono smarriti; alla jihad e alla distruzione dei tiranni della miscredenza; per la Jihad mobilitatevi! O nostri soldati, nostri leoni, nostra vittoria. Distruggete i tiranni della miscredenza sulla nostra terra”, dice la voce amplificata dalla cassa. 

Nicola, l'estremista di casa a Milano

Ad ascoltare quei nasheed, quelle folli parole di sangue e violenza - "a volte cantandoli a memoria", mettono nero su bianco gli inquirenti - è Nicola Ferrara: 38 anni, nato a Canosa di Puglia, a Milano da 10 anni e da mercoledì mattina in manette con l'accusa di istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo internazionale e dall’utilizzo dello strumento informatico e telematico. A fermare Issa, come si faceva chiamare nella sua nuova vita da musulmano, sono stati i carabinieri del Ros - guidati da Andrea Leo - che hanno iniziato a tenerlo d'occhio dopo averlo notato, vestito con abiti islamici, fuori dal centro culturale di preghiera "Al Nur" di via Carissimi 19 a Milano, frequentato soprattutto da bengalesi di orientamento sunnita. 

VIDEO: i messaggi web dell'estremista

A descrivere perfettamente il profilo del 38enne, con un passato di un anno nell'aeronautica italiana, sono le carte dell'inchiesta, che ne tracciano il ritratto di un sostenitore attivissimo dell'Isis, impegnato a fare propaganda cercando di convincere i giovani, giovanissimi, della bontà del martirio. Un "radicalizzato radicalizzatore" per usare le parole di Alberto Nobili, capo della sezione antiterrorismo della procura di Milano: un estremista che cercava di far diventare gli altri estremisti tanto quanto lui, pronti a tutto, pronti al sacrificio per il jihad.  

Il suo "terreno" di battaglia erano i social, Facebook e Sound cloud su tutti, con profili pieni, stracolmi di immagini di mujaheddin, di bandiere dello Stato islamico e di richiami al martirio. Tanto che, scrive il gip Guido Salvini nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, Ferrara ormai aveva guadagnato nella "rete" del jihad "una sicura autorevolezza, conseguita attraverso l’intensa e pluriennale opera di propaganda svolta" e anche grazie alla "sfrontatezza nell’affrontare certi argomenti da convertito senza timore di essere considerato opportunista".

La propaganda sui social

Una conversione arrivata attorno al 2015 dopo l'incontro con un tunisino ora in carcere per terrorismo e che aveva fatto esplodere in Ferrara un odio feroce verso l'Occidente, tanto da cercare di istigare più e più volte i giovani che entravano in contatto con lui a compiere attentati per la guerra santa dei musulmani estremisti. Un odio che lo aveva portato a trasformare, almeno sul suo Facebook, l'11 settembre in un giorno di gloria per i martiri. 

Alle foto e i video su Facebook, corrispondevano gli audio dei nasheed su Sound cloud. Uno di questi, sottolineato nelle carte, recita: "Vieni e indossa una carica esplosiva, accorri e esplodi, così è la morte migliore ed è migliore il destino. Con il lanciarazzi provoco i nemici, insanguino i cuori ed elimino i vili. Vieni e indossa la carica esplosiva, accorri e esplodi, questa è la morte migliore ed è migliore il destino". Un destino che Ferrara - che ha passato nove mesi tra il Qatar e gli Emirati Arabi - sembrava quasi augurare per se stesso e per gli altri, puntando così alle porte del Paradiso. 

E per l'Occidente nessuna pietà, neanche durante l'epidemia. Il 27 marzo 2020, quando ormai i militari sono pronti a fermarlo, Issa parla con un amico, anche lui musulmano, del covid che diventa "una cosa di Allah, una cosa positiva" perché "la gente sta impazzendo" e per i non musulmani “tutto l’haram adesso è difficile farlo”, cioè sono stati tolti loro i vizi quali fumare, bere e andare in giro che caratterizzano il loro stile di vita. "È evidente - la fredda conclusione di giudice, investigatori e inquirenti - che anche questa ciniche affermazioni sono pienamente in linea con la radicalizzazione estrema raggiunta da Ferrara".

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