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Cronaca

Denaro sporco e finanzieri corrotti: arrestati noto imprenditore milanese e due militari

Maxi operazione della guardia di finanza di Roma. In manette il milanese Giancarlo Bolondi

Avrebbe assunto oltre seicento dipendenti a nome di cooperative finte e morose nei confronti dello Stato. Avrebbe - secondo l'accusa - ottenuto detrazioni di Iva per trentatré milioni di euro che in realtà non gli sarebbero spettate. E alla fine, anche grazie a due militari, avrebbe riottenuto quei soldi in contanti, quasi "puliti". O meglio questa era la sua convinzione, perché in realtà la guarda di finanza di Roma - con il coordinamento della procura di Velletri - lo ha incastrato e fatto finire in manette. 

Giancarlo Bolondi - imprenditore milanese titolare della Premium Net, società che fornisce servizi di logistica e gestione di call center - è stato arrestato venerdì dalle fiamme gialle. Nei guai insieme a lui - nell'ambito di una operazione che ha portato a sequestri di beni per quasi due milioni di euro - sono finite altre cinque persone, tra cui due finanzieri, accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione e collusione.

Le coop e i contributi mai versati

"L’intero sistema di frode e il successivo riciclaggio delle somme illecitamente accumulate - scrive la Gdf di Roma in una nota - sono stati ideati e messi in atto dall’imprenditore, residente in Svizzera, ma domiciliato a Cormano, rappresentante legale della Premium net S.c.p.a.", che gestisce - tra le altre cose - i servizi di call center per note imprese nazionali e multinazionali, impiegando oltre diecimila dipendenti in tutta Italia. 

Punto di partenza della presunta truffa è stata - spiega la finanza - la "creazione di cooperative fittizie" e il successivo "utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 150 milioni di euro", che "ha consentito l’indebita detrazione di Iva per oltre 33 milioni di euro e l’omesso versamento di contributi previdenziali ed assistenziali per oltre 5 milioni di euro".

Infatti - secondo quanto accertato dalle indagini - 621 dipendenti avrebbero lavorato direttamente per la Premium net ma sarebbe stati formalmente assunti in ventotto cooperative, che le fiamme gialle definiscono "vere e proprie scatole vuote”. Le stesse coop avrebbero dovuto garantire il versamento dei contributi Inps e Inail per quei lavoratori, ma non avrebbero mai provveduto creando così un buco di oltre cinque milioni di euro. Una scorciatoia, questa, che "ha consentito - si legge nel comunicato della Gdf - alla Premium di proporsi sul mercato con prezzi estremamente vantaggiosi, operando così in danno dei soggetti economici rispettosi delle regole".

I soldi "puliti" grazie ai finanzieri

I soldi accumulati - questo il secondo passaggio della presunta truffa - sarebbero poi finiti sui conti della coop "Universo", dalla quale venivano quindi smistati su conti correnti aperti da tre complici in banche di Anzio e Nettuno. Gli stessi tre - stando alle indagini delle fiamme gialle - "effettuavano numerosi prelievi per piccoli importi, trasformando così l’intera somma ricevuta in denaro contante". 

Quel denaro - nell'ultimo passaggio di una sorta di "giro dell'oca" - "veniva riconsegnato direttamente nelle mani dell’imprenditore milanese", scrive la finanza, attraverso altri due intermediari, militari della Guardia di Finanza in servizio a Latina. Così, il gruppo avrebbe riciclato oltre 1,2 milioni di euro, mentre 600mila li avrebbe "ripuliti" lo stesso imprenditore in altre attività. 

Al termine dell'inchiesta, la guardia di finanza ha portato due persone in carcere e quattro ai domiciliari - Bolondi, tre complici e i due finanzieri - e ha sequestrato denaro, beni e partecipazioni societarie per quasi due milioni di euro. 

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