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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Da Platì a Milano: gli 'ndranghetisti lombardi tra kalashnikov, droga e soldi

Operazione della finanza tra Platì, Pavia e Milano. In 13 nei guai

Dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo passando per l'estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. Sono le accuse di cui dovranno rispondere 13 persone che sono state raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito di una operazione condotta dal comando provinciale della guardia di finanza di Pavia con il coordinamento della procura distrettuale antimafia.

Video | Il blitz con le unità anti terrorismo

Nel mirino delle fiamme gialle è finita una vera e propria costola lombarda della 'ndrangheta, con collegamenti con i Barbaro, una delle famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì, storica roccaforte dell'organizzazione. "L’attività investigativa, iniziata nella primavera del 2019 e conclusasi oggi con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, è stata caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose", hanno spiegato le fiamme gialle in una nota. 

Gli arrestati si sarebbero resi responsabili di "attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente, ricorrendo alla forza intimidatrice", spesso manifestata "con la prospettazione nei confronti delle loro vittime di gravi conseguenze ove non avessero saldato i propri debiti nei tempi richiesti". Una delle attività centrali del clan era proprio lo spaccio di cocaina e marijuana, che vedeva anche il coinvolgimento di alcune donne - compagne e parenti degli indagati -, tanto che "è stato rilevato il loro supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati".

Non solo droga, però. Perché il clan "per perpetrare le estorsioni ed il traffico di droga o anche per fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio", hanno ricostruito le indagini, "aveva la disponibilità di armi automatiche, come i noti mitragliatori Kalashnikov, riforniti da altra cellula calabrese collegata". E i soldi guadagnati illecitamente venivano ripuliti attraverso "società di servizi ed imprese edili, costituite ad hoc, ma di fatto inattive, che tramite l’emissione di fatture false avrebbero potuto occultare i proventi illeciti sfruttando anche la complicità di almeno un professionista per presentare bilanci e dichiarazione dei redditi opportunamente adattati".

Il blitz, scattato all'alba di lunedì, ha visto coinvolti i finanzieri, le unitià cinofile, gli elicotteri e decine di unità anti terrorismo pronto impiego. Gli arresti sono stati eseguiti tra la Lombardia e la Calabria. 
 

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