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Cronaca

Terrorismo, "telenovela" Touil: alla fine non verrà espulso

Il giovane marocchino avrebbe rischiato che il Marocco concedesse una eventuale estradizione in Tunisia

Abdel Majid Touil è libero. Alla fine non verrà espulso. Arrestato a Gaggiano su mandato internazionale perché sospettato dagli investigatori tunisini di avere preso parte all'attentato al Museo del Bardo a Tunisi. Vari mesi di carcere in attesa della decisione della corte d'appello di Milano sull'estradizione in Tunisia, che alla fine è stata negata perché per questo tipo di reato in Tunisia è prevista la pena di morte e le autorità di Tunisi non hanno mai garantito che, in caso di estradizione, questa pena non sarebbe stata comminata.

Per di più, le indagini sommarie degli inquirenti italiani sono tutte a suo favore, visto che il suo nome è scritto nel registro presenze della scuola di italiano che il 22enne marocchino Abdel Majil Touil frequentava a Trezzano sul Naviglio: nei giorni dell'attentato, il 22enne (che si proclama innocente) era quasi certamente nel nostro Paese.

Poi, però, dopo l'estradizione negata e la conseguente restituzione della libertà, le pratiche per l'espulsione. Il giovane è infatti entrato in Italia all'inizio del 2015 come clandestino, dalla Libia. 

Touil è stato trasferito a Torino nel Cie (Centro di identificazione ed espulsione) in vista del rimpatrio in Marocco. Ma sia l'avvocato di Touil, Silvia Fiorentino, sia il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, hanno convenuto che l'espulsione potrebbe essere pericolosa per il giovane, giacché nulla si sa su come potrebbero comportarsi le autorità marocchine di fronte a una nuova richiesta di estradizione in Tunisia. Alla base di tutto c'è la nostra Costituzione, secondo cui un cittadino non può essere estradato in un Paese in cui vige la pena di morte per il reato a lui contestato.

Il giudice di pace di Torino, chiamato a convalidare o meno il trattenimento al Cie, ha sposato questa versione e ha disposto il ritorno alla libertà di Touil. Motivo, l'espulsione e il rimpatrio in Marocco sarebbero stati contrari alla Convenzione dei diritti dell'uomo.

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