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Cronaca

"Non basta la cattiva fama": annullate condanne ai Barbaro

La Cassazione motiva il rinvio in appello con la mancanza di prove e atti specifici che dimostrino l'avvicendamento della famiglia Barbaro ai Papalia

La cattiva fama non basta a condannare qualcuno. E' questo il motivo per cui la Cassazione, qualche mese fa, ha annullato con rinvio in appello le condanne per associazione mafiosa a carico di Salvatore e Domenico Barbaro, Mario Miceli e Maurizio Luraghi, che vennero arrestati nel 2008 e avrebbero fatto parte della cosca denominata Barbaro-Papalia.

Secondo l'accusa, i Barbaro avrebbero sostanzialmente ereditato dai Papalia il controllo del territorio di Buccinasco, in particolare nel settore del movimento terra in tutto l'hinterland milanese. Tuttavia la base probatoria su cui si è fondata la precedente condanna è - secondo la Cassazione - insufficiente. Di qui il rinvio al secondo grado di giudizio, per un nuovo processo d'appello. "Non è stata raggiunta - scrivono i giudici di Cassazione nelle motivazioni della sentenza - la prova della fama criminale dei Barbaro quali eredi della precedente consorteria facente capo ai Papalia". Anche episodi specifici, come l'incendio dell'auto dell'ex sindaco di Buccinasco, non sono direttamente riferibili ai Barbaro. "Occorrono atti specifici - scrivono ancora i giudici - riferibili a uno o più soggetti" per l'esistenza della "prova del metodo mafioso".

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