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Cronaca Bollate

Uccise un carabiniere a bastonate, la vedova lo perdona: “Non stia in carcere, è inutile”

La moglie di Antonio Santarelli, il carabiniere ucciso a bastonate per aver fatto una multa, perdona il giovane assassino di suo marito. E chiede che esca dal carcere di Bollate

Ha capito che l’odio e il rancore sarebbero serviti a poco. Ha cercato di assorbire, di ascoltare. E ha deciso di perdonare, di provare a rinascere regalando una nuova speranza anche a quel ragazzo che gli aveva tolto tutto. 

Ha perdonato l’assassino di suo marito Claudia Francardi, la moglie dell’appuntato dei carabinieri Antonio Santarelli, il militare morto dopo essere stato preso a bastonate dall’allora diciottenne Matteo Gorelli. 

Era il 25 aprile 2011: Matteo, in compagnia di alcuni amici, viene fermato da Santarelli e un collega dopo un rave nelle campagne di Grosseto e viene trovato ubriaco alla guida. Il ragazzo perde il controllo: prende un bastone di legno e si scaglia contro i due carabinieri. Antonio Santarelli morirà dopo quasi un anno di coma a soli quarantatré anni. 

Al momento dell’arresto di Matteo, Claudia chiede una sola cosa: giustizia. Poi, mentre suo marito è ancora in un letto d’ospedale, conosce la mamma del diciottenne, Irene Sisi, che le scrive una lettera per chiederle perdono. 

A quel punto, la scintilla scocca immediata. “La ferita era comune, le nostre vita erano indissolubilmente legate da quell’enorme dolore - racconta Claudia a Repubblica - Da allora il dialogo è continuo”. 

E le due sono un laboratorio di idee. La prossima è un rave - “di sostanza, non di sostanze” - che si terrà proprio in quelle campagne di Grosseto in cui Matteo aveva trascorso quella notte prima della follia. 

Una follia che Claudia ha ormai perdonato. "Si deve perdonare, il rancore ti condanna sempre all'istante del passato. Io ho cominciato a perdonare vivendo prima in pieno il mio dolore e tutta la rabbia”, è la ricetta della donna. Che ha anche incontrato l’assassino di suo marito: "Non è stato facile, lui non aveva dormito la notte prima, io ero in ansia. Ci siamo guardati, ci siamo abbracciati, nessuno trovava le parole, ma abbiamo trovato subito molte lacrime. Io gli ho raccontato chi era l'uomo che aveva ucciso. Bisogna guardare in faccia le cose per quelle che sono".

E Matteo ora sembra pronto a guardare in faccia la realtà, almeno secondo Claudia. Il ragazzo oggi studia, dà esami alla Bicocca e scrive poesie. E la vedova del carabiniere si augura che presto possa lasciare il carcere di Bollate, dove sta scontando una pena di venti anni. 

“Per come è organizzato - ha ammesso Claudia -, oggi il carcere non lascia spazio all'affettività e al recupero”. Un recupero che lei ha trovato. Anche insieme alla madre del killer di suo marito. 

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