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Cronaca

Chi era il cardinale Carlo Maria Martini: la biografia

Il profilo dell'arcivescovo emerito di Milano, deceduto nel pomeriggio di venerdì 31 agosto 2012

Carlo Maria Martini era nato a Torino il 15 febbraio del 1927. Arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, è stato anche un importante biblista. Studia nell'Istituto Sociale, la scuola torinese dei gesuiti, e prende i voti nel 1952, a 23 anni. In seguito studia teologia a Roma, alla Gregoriana e poi all'Istituto Biblico del quale diventa anche docente e, nel 1969, rettore. Nel 1978 è rettore della Gregoriana.

Carlo Maria Martini © Tm News/Infophoto

Alla fine del 1979 Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo di Milano. Prende possesso della Chiesa meneghina il 10 febbraio 1980 succedendo al cardinale Giovanni Colombo. E' cardinale nel 1983. Punti cardine del suo arcivescovado milanese sono l'ecumenismo religioso e l'apertura anche verso gli atei e gli agnostici. La sua iniziativa più nota è infatti la "Cattedra dei Non Credenti", una serie d'incontri (uno all'anno, dal 1987 al 2002) con sempre maggior risonanza, su temi specifici, tra cattolici e personalità non credenti.

Nel frattempo acquista sempre maggior prestigio in Vaticano. Dal 1986 al 1993 è infatti presidente del consiglio delle conferenze episcopali europee: in pratica il "capo", se così si può dire, dei vescovi del continente. Per molto tempo è considerato il più naturale successore di Giovanni Paolo II.

L'arcivescovo Martini, le immagini storiche

Si dimette da arcivescovo di Milano nel 2002 per sopraggiunti limiti d'età e viene sostituito da Dionigi Tettamanzi. Si trasferisce a Gerusalemme dove si dedica agli studi biblici fino al definitivo rientro in Italia nel 2007.

Nel 2005 partecipa al conclave che eleggerà Papa Ratzinger. In quella occasione viene dato come candidato dell'ala più "progressista", anche se in realtà, dalle informazioni trapelate in seguito (i lavori del conclave sono coperti dall'assoluto segreto, almeno in teoria), si è saputo che Martini abbia ricevuto meno voti del previsto e solo nelle prime tornate di votazione.

Ultimamente prende posizioni sempre più critiche verso quelle ufficiali della chiesa cattolica. Sulla messa in latino, per esempio, liberalizzata da Benedetto XVI, pur complimentandosi col Papa per aver voluto "venire incontro a tutti", specifica che non la dirà, perché sarebbe un passo indietro rispetto alla maggior apertura e maggior comprensione della liturgia data dalla messa in lingua corrente. Parziali aperture, poi, sulle unioni stabili tra omosessuali. Ma anche sull'accanimento terapeutico.

 

 

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